La Divina Commedia, si sa, termina con la meravigliosa Preghiera alla Vergine del XXXIII Canto del Paradiso. Tuttavia Dante avrebbe potuto terminare il Paradiso con una lode, per esempio, allo Spirito Santo o a Cristo, invece lui sceglie di finire la maestosa Opera con la Vergine Maria. In questo articolo ci chiederemo il perché di questa scelta e scopriremo insieme che l’Alighieri era un grande stimatore delle donne e tre, in particolare, hanno caratterizzato la sua esistenza: Santa Lucia, Beatrice e Maria Santissima.
Per quanto riguarda Beatrice, sappiamo che Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265, la incontra per la prima volta quando lui aveva nove anni e lei quasi nove, innamorandosene perdutamente, un amore che gli cambierà per sempre la vita tanto che, più avanti, diventerà una Vita Nova. Dopo nove anni dal primo incontro i due ritorneranno ad incontrarsi e questo ulteriore episodio è vissuto dall’Alighieri molto più intensamente perché Beatrice lo saluta e sarà proprio questo gesto che lo porterà a scrivere uno dei sonetti più belli di tutta la letteratura italiana e internazionale, il “Tanto gentile e tanto onesta pare”, in cui Beatrice è una creatura celestiale venuta sulla terra per la salvezza delle anime. Purtroppo, però, non passeranno da lì molti anni che una notte Dante avrà un sogno premonitore. Sognerà la personificazione di Amore, con in braccio una donna avvolta in un lenzuolo insanguinato, mentre le porgeva il cuore stesso dell’Autore perché lo mangiasse. La donna lo mangia intimorita, poi Amore si volta per dirigersi, piangendosi, verso il cielo. Dante resterà molto turbato da questo sogno, fatto sta che di lì a poco, nel 1290, Beatrice, che intanto si era sposata con un ricco banchiere fiorentino, Simone de Bardi, morirà forse di parto. La notizia verrà appresa da Dante con molto dolore, entrerà in una profonda depressione tanto che, secondo il racconto di Boccaccio, in questo periodo il Poeta apparirà invecchiato, dimagrito, imbruttito, con una barba lunga e folta, e solo con lo studio della filosofia, come egli stesso ci dice nel Convivio, riuscirà ad uscirne. Beatrice, allora, diventerà la donna angelo grazie alla quale l’uomo, in quanto creatura, si presenta al cospetto di Dio, in quanto creatore, quindi è solo grazie a Beatrice, simbolo della teologia e della fede, che Dante percorrerà i nove cieli del Paradiso. Beatrice, infatti, accompagnato l’amato nell’Empireo, prenderà posto nella Candida Rosa e cederà il passo a San Bernardo che condurrà il Poeta alla visione beatifica e beatificante di Dio. L’incontro tra i due avviene nel I canto del Paradiso: mentre il sole sorge in congiunzione con la costellazione dell’Ariete, dividendo l’emisfero in due parti – al Nord dove ancora è buio, mentre a Sud è già pieno giorno – Dante scorge la figura di Beatrice assorta a guardare il sole, così la imita, mentre viene accerchiato da una luce divina. Dante si chiede come è possibile che un uomo con un corpo mortale possa vedere fisso nel sole, chiedendosi, pertanto, se si trova sulla terra o in Paradiso. Il suo desiderio è quello di capire cosa sta accadendo, allora Beatrice, che per grazia divina gli legge nel pensiero, si volta verso di lui e gli dice che non si trova più sulla Terra come ancora crede, ma che sta salendo in Paradiso. Inoltre, l’anima beata, guardandolo con amore materno, gli dice che, tutto ciò che è stato creato da Dio, viene naturalmente spinto verso Dio che è il principio di tutto.
Tu non se’ in terra, sì come tu credi;
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
non corse come tu ch’ad esso riedi».
S’io fui del primo dubbio disvestito
per le sorrise parolette brevi,
dentro ad un nuovo più fu’ inretito,
e dissi: «Già contento requievi
di grande ammirazion; ma ora ammiro
com’io trascenda questi corpi levi».
Ond’ella, appresso d’un pio sospiro,
li occhi drizzò ver’ me con quel sembiante
che madre fa sovra figlio deliro,
e cominciò: «Le cose tutte quante
hanno ordine tra loro, e questo è forma
che l’universo a Dio fa simigliante.
Qui veggion l’alte creature l’orma
de l’etterno valore, il qual è fine
al quale è fatta la toccata norma” vv.91-108
Quindi questa prima donna lascia un segno indelebile nella vita del Poeta perché si manifesta come si manifestano con estrema chiarezza le cose di Dio. Beatrice è dispensatrice di grazie divine, è bella, gentile, caritatevole, suscita tali emozioni che non si può fare altro che lodarla. Beatrice, nella vita del Poeta, è intesa proprio come una visione mistica, diventa quasi Imitatio Christi che sospira, dà la vita.
Per quanto riguarda Santa Lucia, nel Convivio Dante ci racconta che, quando aveva all’incirca 30 anni, per l’intensa lettura di testi letterari si ammalò di una grave malattia agli occhi che lo portò quasi alla cecità. Così, secondo le credenze mediche del tempo, fu costretto a portare le bende e a stare in una camera fredda e buia per circa 7-8 mesi. È proprio in questo periodo di grande angoscia, disperazione e buio che Dante si vota alla santa protettrice della vista, per chiederle di intercedere presso Dio, affinché potesse ricevere la grazia della guarigione dalla sua infermità. La grazia finalmente arriva e Lucia diventa protettrice di Dante lungo la sua peregrinazione nell’Oltretomba. Ella viene citata più volte nel Poema, ma una volta veramente particolare è al IX Canto del Purgatorio: Dante si trova addormentato sul letto di fiori nella Valletta dei Principi negligenti incavata sul fianco della montagna rocciosa dell’Antipurgatorio. Virgilio è con lui. Santa Lucia si presenta al cospetto di Dante, lo prende tra le sue braccia e, volando, lo porta proprio davanti alla porta del Purgatorio poi, prima di andarsene, fa cenno a Virgilio che quella è la porta attraverso la quale Dante dovrà cominciare il viaggio nel secondo luogo d’Oltretomba. Dante, ormai sveglio e impaurito verrà a conoscenza dell’accaduto grazie al racconto del suo Maestro il quale gli dirà che è stato portato da una donna discesa dal cielo e che, prima di andarsene, ha fatto cenno con “li occhi suoi belli” che è quello l’inizio del Purgatorio. Quindi anche questa seconda donna lascia un segno indelebile nella vita del Poeta, tanto da presentarsi ai posteri profondamente devoto a lei.
“Venne una donna, e disse: “I’ son Lucia;
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l’agevolerò per la sua via”.
Sordel rimase e l’altre genti forme,
ella ti tolse, e come ‘l dì fu chiaro,
sen venne suso; e io per le sue orme
Qui ti posò, ma pria mi dimostraro
li occhi suoi belli quella intrata aperta;
poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro» vv. 55-63
Per quanto concerne la figura di Maria Vergine, invece, è tutto presto detto. Sappiamo che, nella Commedia, le guide di Dante sono essenzialmente tre: Virgilio, Beatrice e San Bernardo di Chiaravalle. Quest’ultimo, vissuto tra l’XI e il XII secolo, era stato un monaco e teologo profondamente devoto alla Madonna tanto che aveva scritto il Memorare, una delle preghiere mariane più belle in assoluto e Dante conosceva la sua vita e i suoi studi sulla mariologia.
Quando il Sommo Poeta arriva di fronte alla Rosa dei beati (XXXI Canto Paradiso), viene invitato proprio da San Bernardo a guardare il seggio di Maria che è quello più luminoso degli altri. In seguito, nel successivo XXXII Canto, Bernardo indica al Poeta i vari beati che si trovano nella Rosa, senza mai staccare lo sguardo dalla Vergine che ama visceralmente. Sarà ancora Bernardo che, nell’ultimo canto (XXXIII), reciterà la Preghiera alla Vergine affinché la Madre di Cristo indirizzi lo sguardo del Poeta nella Luce eterna scaturita dall’Amor che move il sole e l’altre stelle.
In conclusione, seppur non si possa dire che il Sommo Poeta sia stato un vero e proprio femminista, si può certamente affermare che Dante Alighieri non solo aveva un animo mariano, ma che ha rivalutato completamente la figura della donna in un periodo in cui a esse erano date solo le mansioni domestiche e l’accudimento dei figli.
Possiamo perdipiù dire che il filo conduttore di tutto il “Quarto Evangelio” – come chiama la Commedia il professor e dantista Aldo Onorati – è Lei, la donna per eccellenza, Maria, la madre di Gesù, la quale parla con Lucia (II Canto Inferno) che a sua volta dice a Beatrice di aiutare il Poeta nella Selva oscura, formando così il triangolo del femminino alla base del culto della donna che è molto importante nella vita di Dante Alighieri.