Sapete quanto vale un decalione di dollari?

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Da anni è in atto una guerra tra Occidente e Oriente. Tra la Russia e i paesi alleati e Europa e Stati Uniti (e i loro alleati). Una guerra fatta di divieti di importazione ed esportazione. Una lotta senza esclusione di colpi (si pensi alle misure adottate dalla Russia nei confronti dei paesi europei o ai documenti approvati da UE e USA per limitare gli scambi con la Russia e i paesi alleati (ad oggi ne son stati approvati ben 14 e molti prima dell’inizio degli scontri con l’Ucraina). Uno scontro fatto di divieti di scambio e di sequestri di beni di alcuni ricchi oligarchi di Mosca (con gli interessi su queste somme sequestrate l’UE conta di pagare parte degli aiuti all’Ucraina). Sull’altro fronte le risposte nei confronti dei colossi occidentali non sono mancate. E alcune sono, a dir poco, sorprendenti. Come l’ultima. Il governo russo ha citato in giudizio Google “per rispondere amministrativamente ai sensi dell’art. 13.41 del Codice dei reati amministrativi per aver rimosso canali sulla piattaforma YouTube. Il tribunale ha ordinato alla società di ripristinare questi canali”, come ha dichiarato l’avvocato Ivan Morozov all’agenzia di stampa statale TASS.

Pare che i giudici abbiano chiesto a Google (e alle consociate) di pagare una multa di 100.000 rubli (circa mille dollari) al giorno. Ma con un’aggravante: l’importo raddoppia ogni settimana (ricorda molto il compenso chiesto dall’inventore degli scacchi al suo sovrano). Fatti due conti, questo significa che, Google dovrebbe pagare la cifra surreale di 2,5 decilioni di dollari. Per chi non sapesse cos’è un “decilione”, è un numero uno seguito da 33 zeri. La sanzione da pagare sarebbe quindi di 25.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000,00 di dollari. Secondo l’agenzia di stampa russa RBC sarebbe questa la somma chiesta come risarcimento dai 17 canali televisivi russi e altri media accusati di essere sostenitori del “regime” del presidente Vladimir Putin e la cui produzione è stata bloccata da YouTube – la piattaforma video di proprietà del gigante tecnologico.

Il tribunale è stato realistico: ha riconosciuto che la Russia potrebbe dover aspettare a lungo prima che Google paghi qualcosa. Non soltanto perchè si tratta di una somma che va oltre la disponibilità di Google, ma perché è più del denaro che circola in tutto il mondo! Il valore di mercato di Google è stimato in due trilioni di dollari. Una somma stratosferica ma niente in confronto alla sanzione imposta. Una somma più grande – e non di poco – anche se confrontata con le dimensioni dell’intera economia globale, che il Fondo Monetario Internazionale stima intorno a circa 110 trilioni di dollari (vale a dire una cifra con “soli” 13 zeri).

Viene da pensare se la sanzione scelta non abbia un valore simbolico più che reale. Larry Page e Sergey Brin, i padri fondatori di Google, avevano scelto questo nome perché ricordava un googol, il numero naturale composto da 101 cifre il cui nome sistematico, usando la scala di denominazione vigente in Italia, è dieci sediciliardi (con 100 zeri). Con questo numero indicavano i traffici e i collegamenti che avrebbe avuto la loro creazione. “Anche se si tratta di un importo specifico, non posso nemmeno dire questo numero, è piuttosto pieno di simbolismo”, ha dovuto ammettere il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov quando alcuni giornalisti gli hanno chiesto come i pensava che Google potesse pagare una somma così grande.

Un altro esperto citato dall’agenzia di stampa russa, Roman Yankovsky, dell’Istituto di Istruzione HSE, ha dichiarato che Google “chiaramente non pagherà questa sanzione, e la Federazione Russa non sarà in grado di recuperare questo denaro”.

E questo non solo per la cifra ma perché le richieste di risarcimento avanzate dal governo russo sono valide solo a livello nazionale.

Questo, però, potrebbe fornire alla Russia un valido motivo per tagliare Google e tutte le sue consociate fuori dal mercato interno (e forse da quello di molti paesi asiatici). Un danno spaventoso per l’azienda americana. Forse anche maggiore di quello causato dalle misure adottate finora dai UE e USA per colpire economicamente la Russia.

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