Nell’enciclica “Evangelium Vitae” Giovanni Paolo II esalta la grandezza della vita umana, qualsiasi vita umana, indifferentemente giovani e anziani, maschi e femmine, sani e malati, neri e bianchi, gialli e rossi. La vita, essendo sacra, è inviolabile. Ogni vita, non solo quella dei propri cari, bensì qualunque vita, anche quella lontana dalla nostra sfera affettiva e parentale. Sia ben chiaro che l’idea di sacralità non appartiene solamente al punto di vista cattolico, ma è patrimonio di tutta l’umanità nelle sue diramazioni religiose e laiche. Pertanto ogni numinoso essere umano, un bene incommensurabile, non può essere ucciso, né sottoposto a supplizi. Punto.
Dal 24 febbraio incombe sul mondo la guerra in Ucraìna che ci mostra ogni giorno una pagina dell’orrore. Chi l’ha scatenata? Vladimir Putin, senz’altro. Un dittatore cinico e brutale, non ci sono dubbi. Ora esprimerò un parere che scontenterà tante anime belle. E Volodimir Zelens’kij ? Se avesse operato la scelta di andare in esilio, sarebbe diventato un messaggero di pace, la cui protesta non violenta avrebbe avuto una straordinaria efficacia. Un fulgente esempio capace di svilire le mire espansionistiche del nemico. Non è più tempo di lotte fratricide tra esseri umani. I nemici dell’Uomo sono altri: i mutamenti climatici, le malattie contagiose, la desertificazione della Terra , la sovrappopolazione etc.
Invece, anziché allontanarsi, proteggere, preservare il suo popolo dalla morte, l’ex comico ha preferito, abbracciando con fanatico piglio un anacronistico patriottismo, farlo massacrare e consentire la distruzione del suo Paese. Quanti ucraìni uccisi! Quanta povera gente costretta a vivere in condizioni disumane, tormentata dalla fame e dalla paura, quanti profughi disperati il cui futuro in terra straniera sarà incerto e non scevro da amarezze e delusioni. Tanti esseri umani, pervasi da un’aura sacra, violati, privati della loro dignità, uccisi! Un prezioso mondo di affetti, di relazioni, di intelligenza, di conoscenza andato disperso, irrecuperabile. La perdita, anco d’una sola vita umana, ci rende più poveri. Ogni guerra, oggidì, è un crimine contro l’Uomo.
Vedevo l’altro giorno un trombone televisivo, anch’egli compreso nel suo ruolo di patriota (avendo il puparuolo al caldo, ovvio), che, con tronfia sicurezza, sosteneva la necessità di fornire armi viepiù all’Ucraìna e il concetto secondo il quale la vita non si potesse scindere dalla libertà. E per suffragare tale convincimento citava il Risorgimento. Ora, avendo avuto qualche frequentazione libresca di quel periodo, vorrei ricordare, così come ho scritto in altre occasioni, che allora si combatteva con schioppo e baionetta e che nel computo finale di tutte, dico tutte le battaglie risorgimentali, si arrivò a 9000 morti. Ah, certamente anche durante il Risorgimento si verificarono episodi di violenza che coinvolsero la popolazione civile. Rammento quello più clamoroso: la strage di Bronte. Allorquando la popolazione, prima dell’arrivo del garibaldini, si sollevò contro i notabili borbonici e ne trucidò 19. I responsabili degli efferati delitti dopo l’arrivo di Nino Bixio furono processati. Cinque condannati alla fucilazione. Tanti morti, sia ben chiaro, però addirittura inferiori a quelli che miete quotidianamente questa scellerata guerra.
Il cuore e la mente, a questo punto, mi conducono ai versi di una delle voci poetiche che per importanza travalicano il Novecento, ovvero Salvatore Quasimodo. “Uomo del mio tempo” “Sei ancora quello della pietra e della fionda,/uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,/ con le ali maligne, le meridiane di morte,/t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,/ alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,/con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,/ senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,/come sempre, come uccisero i padri, come uccisero/gli animali che ti videro per la prima volta./E questo sangue odora come nel giorno/Quando il fratello disse all’altro fratello:/«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,/è giunta fino a te, dentro la tua giornata./Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue/Salite dalla terra, dimenticate i padri:/le loro tombe affondano nella cenere,/ gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.”
Versi sublimi la cui lettura andrebbe resa obbligatoria per tutti gli abitanti della Terra. Parole che inducono alla riflessione e conducono il lettore verso la pace ed il bene. Nei giorni scorsi hanno scoperto le raccapriccianti uccisioni di Bucha, che, oltre a provocare sgomento, confermano l’assurdità della guerra. Joe Biden ha colto l’occasione per corroborare il suo risentimento per Putin, chiedendo che il “criminale, sanguinario, delinquente“etc. subisca un processo per responsabilità personali. Non sono ferrato in diritto internazionale, tuttavia affidandomi, semplicemente, al buon senso, ritengo che in teoria potrebbe essere possibile, ammesso che i misfatti commessi a Bucha e in altre località siano stati ordinati dal dittatore russo. Ma immaginando che il proposito di Biden arrivi a buon fine, Putin come lo si potrebbe catturare? Mandando l’ispettore Callaghan!?
Ho sentito rievocare il processo di Norimberga. Chiariamo: fu possibile allestirlo poiché la Germania era sconfitta, ridotta all’ablativo. Mi rendo conto che fermare l’evento bellico ora sia complicato, una resa dell’Ucraìna inimmaginabile. Curioso: chi è il personaggio che si sta maggiormente impegnando per favorire le trattative fra i due belligeranti? L’esecrato dittatore Erdogan. E l’Europa che fa? Balbetta! Finito il conflitto si porrà una cogente questione. Volodimir Zelens’kij ha promesso ai suoi connazionali che sarà ricostruita ogni abitazione. Già, ma con quali danari? Chi provvederà a risanare quel Paese che, pure per la sua mancanza di realismo, è stato distrutto? Gli americani afflitti dall’inflazione? L’Europa? E l’Italia? Sicuramente pagherà Pantalone. Un’accisa simile a quella per finanziare la guerra di Etiopia. Un’imposta che graverà sulle spalle dei nostri discendenti…per l’eternità.