“Sembra mio figlio”, un film coraggioso che si fa portatore di un messaggio di pace e di amore universale

Articolo di Gordiano Lupi

Costanza Quatriglio è un’ispirata regista italiana che debutta nel lungometraggio con L’isola, presentato a Cannes nel 2003, restaurato dalla Cineteca di Bologna, tra le sue pellicole più significative dobbiamo citare almeno Terramatta (2012) e Con il fiato sospeso (2013). Cinema dichiaratamente non commerciale, politico e sociale, con la pretesa di dire qualcosa di importante, di porre l’accento su un problema da mettere alla ribalta. Sembra mio figlio racconta la tragedia del popolo hazaro (minoranza etnica di Pakistan e Afghanistan), narrando le vicissitudini di Ismail che è fuggito da Kabul, vive a Trieste con il fratello Hassan (torturato dai talebani quando è scappato dal paese), si è trovato una ragazza croata (pure lei profuga di guerra) e vorrebbe rivedere la madre rimasta in Afghanistan, moglie di un uomo potente. Ismail torna a casa per cercare la madre, anche se rifiuta un matrimonio combinato proposto dal fratello, si ferma in Pakistan per un appuntamento mancato con il patrigno, dove scopre cadaveri, soprusi e persecuzioni subite dal suo popolo. Sembra mio figlio affronta problemi di cui si parla poco, solo per questo la regista è encomiabile, tra lunghi silenzi, frasi appena pronunciate, momenti di incomprensione tra fratelli e strazianti saluti prima di partire senza la certezza di un ritorno. Storia che diventa on the road filmando il viaggio di Ismail verso Oriente, ambientata molto bene tra Trieste e Pakistan, riprendendo le atrocità dei talebani ai danni di una minoranza considerata scomoda, quindi da sterminare. Sceneggiatura che non fa una piega, montaggio che avrebbe potuto essere più serrato, ma sono i tempi dettati dalla regista e dal suo modo di fare cinema, fotografia cupa e dai toni grigi. Interpreti tutti rigorosamente non famosi ma ben calati nei ruoli e diretti a dovere da una regista che gira con movimenti di macchina semplici ed è interessata solo al racconto. Un film coraggioso che si fa portatore di un messaggio di pace e di amore universale, valido a ogni latitudine. Finale struggente e pieno di umana compassione. Visto su Rai 5, senza interruzioni pubblicitarie. Da vedere su Rai Play.

Regia: Costanza Quatriglio. Soggetto e Sceneggiatura: Costanza Quatriglio, Mohammed Jan Azad, Doriana Leondeff. Fotografia: Sabrina Varani, Stefano Falivene. Montaggio: Marie-Hélène Dozo. Musiche: Luca D’Alberto. Costumi: Nathalie Leborgne. Produttori: Matteo Rovere, Andrea Paris, Danijel Pek. Case di Produzione: Ascent Film, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Ascent Film. Durata: 103’. Genere: Drammatico. Paese di Produzione: Italia, Belgio, Croazia, Iran 2018. Interpreti: Basir Ahang (Ismail), Dawood Yousefi (Hassan), Tihana Lazovic.

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