Una Serata Gloria su Cielo è per me un evento imperdibile. Va da sé che mi sono rivisto due pellicole che ormai conosco a memoria, ma che non potevo fare a meno di assaporare di nuovo con tutto il loro gusto di antiche madeleines. E allora riparliamone ancora, pure se l’ho già fatto in due libri (Le Dive Nude, Profonod Rosso, Il sogno biondo d’una generazione, Il Foglio …), ma è più forte di me, non posso non scrivere di nuovo.
Gloria Guida comincia quasi per caso, è il regista Mario Imperoli che la cerca dopo aver notato alcune foto della giovane cantante alla CHD che dovevano servire per delle copertine dei suoi dischi. A Imperoli la ragazza pare perfetta per un film che vuol girare, gli serve una diciassettenne dall’aria ingenua, inesperta e soprattutto bella. Gloria Guida risponde a tutte le caratteristiche. Mario Imperoli (Roma, 1931 – 1977) è un regista poco noto al grande pubblico, anche perché è morto proprio quando iniziava ad avere un certo successo. Di professione giornalista, diventa sceneggiatore cinematografico e subito dopo produttore. Si mette in proprio come regista nel periodo 1972 – 1977 dirigendo alcune commedie erotiche e tra queste due film con Gloria Guida (l’altro è Blue Jeans).
La ragazzina è sceneggiato da Mario Imperoli (pure regista e soggettista), Arpad De Riso, Nino Scolaro e Giorgio Piferi. La fotografia è di Alvaro Pianezzi, mentre Sandro Lena cura il montaggio. Aiuto regista è Silvia Silvani. Le musiche sono di Nico Fidenco, eseguite dall’Orchestra di Giacomo Dell’Orso e dal complesso La Rosa dei Venti. Il primo film di Gloria Guida è prodotto da Roma International Film e da Screen Film e viene distribuito da Seven Arts. Interpreti: Gloria Guida, Paolo Carlini, Gian Luigi Chirizzi, Andres Resino, Colette Descombes, Lucia Catullo, Gianni Bortolotti, Piera Vidale, Umberto Scaglioni, Gian Carlo Cosma, Sonja Burron, Maria Grazia Turco, Leonora Puppo, Luigi Antonio Guerra, Mariano Arnosti, Armando Vecchio, Ada Arnaldi, Nadia De Minicis, Mario Di Girolamo, Andrea Gregoretti, Ornella Masciotti, Fiorella Piron, Giacomo Raffo, Maja Rimini, Augusta Sannini, Claudia Schiff, Alison Swaisaland e Germana Varini.
Gloria Guida è giovanissima, come abbiamo detto, non però così giovane come dicono Marco Giusti in Stracult e Manlio Gomarasca in un articolo comparso su Nocturno Cinema nell’estate del 1996. Non aveva quindici anni, ma diciotto compiuti al momento delle riprese.
Il film non è un capolavoro, il solo motivo per consigliarne la visione è il cult della prima apparizione sul grande schermo di Gloria Guida, dotata di un fisico ancora acerbo ma già capace di toccare le corde della malizia. La Guida è Monica, una studentessa sedicenne di Lignano Sabbiadoro ancora illibata che vive il problema della verginità e vorrebbe perderla soltanto con l’uomo giusto. Il film si sviluppa seguendo una sceneggiatura prevedibile, caratterizzata da dialoghi poco credibili. La trama è confusa, spesso si fatica a comprendere l’utilità di certe sequenze che sembrano inserite soltanto per raggiungere la lunghezza canonica. Si pensi alla visita medica di Monica che serve a dare il via a una serie di palpeggiamenti da parte del dottore sul corpo della ragazzina. Oppure alle sequenze in cui Monica acquista il vestito per la festa di compleanno con il padrone del negozio intento a spiarla mentre si spoglia. Infine diverse scene che si perdono in dialoghi pseudo sociali e che tentano di dare spessore alla storia. Si affronta il tema della incomunicabilità tra genitori e figli, descrivendo il padre di Monica come un uomo tutto d’un pezzo che pensa soltanto a lavorare e che non rientra a casa neppure per il compleanno della figlia. La mamma è una borghese annoiata che dice di non riuscire a fare un discorso con la figlia. Di contorno abbiamo gli amici dei genitori che sono messi ancora peggio. L’avvocato Moroni (Paolo Carlini) se la fa con le ragazzine e vorrebbe a ogni costo portarsi a letto Monica, sua moglie invece è la classica borghese ricca e annoiata della vita che alla fine si trova un amante.
Pur con tutti i suoi limiti La ragazzina lancia la Guida nel ruolo che le sarà più congeniale: la studentessa sexy e maliziosa che fa perdere la testa a compagni di classe e professori. Gloria Guida recita con freschezza e naturalezza una parte che risente dei pessimi dialoghi e di una sceneggiatura non all’altezza. Il film ha un buon successo di pubblico e il destino della ex cantante viene segnato da pellicole all’insegna dell’erotico-malizioso. La critica accoglie bene La ragazzina, caso strano per pellicole di questo tipo. Paese Sera scrive: Il film ha delle buone intuizioni e la commedia è riuscita. (Commedia? No davvero!). Pure Il Borghese, giornale di destra, in un articolo del 14 luglio 1974 a firma Claudio Quarantotto, salva Gloria Guida e le ritaglia un posto particolare nell’affollato panorama delle lolite cinematografiche. Ragazzona, più che ragazzina, bionda, con le sue cosciotte muscolose, il suo viso un po’ duro e ossuto, i gesti impacciati dell’adolescente che non sa ancora bene usare tutto il ben di Dio che le è stato regalato, la Guida è forse, più di tutte, una Lolita ancora nabokoviana. In lei, cioè nel suo personaggio, ingenuità e malizia si confondono, insieme ad amoretti che durano lo spazio di un amplesso e che sono subito seppelliti con un incosciente cinismo. Statuetta di carne, niente turba eccessivamente quella sua espressione di appagamento sensuale, naturale, che la isola dal mondo circostante, nel quale provoca soltanto guai. Meno bamboleggiante della Muti, meno programmaticamente sexy della Giorgi, è una specie di vikinga nostrana del genere “acqua, sapone e perversione” ed è l’unica in ogni modo che si distingua nel gruppo delle Lolite.
Lanovizia (1975) di Piergiorgio Ferretti invece mi riporta a La suora giovane (1963) di Giovanni Arpino che colpevolmente non avevo mai letto. Ero sempre vissuto nella certezza che questo libro avesse ispirato il film di Piergiorgio Ferretti ed ero convinto che critici e recensori dicessero il vero, fino a quando non ho toccato con mano che romanzo e film hanno in comune ben poco, solo lo spunto di una storia d’amore tra un uomo e una novizia. La novizia di Piergiorgio Ferretti (pseudonimo di Giuliano Biagetti) è un film ascrivibile al filone delle monache nel peccato che in Italia ha illustri esempi. Si ricordi tra tutti: Immagini di un convento (1979) di Joe D’Amato, mutuato in parte da Interno di un convento (1978) del grande Borowczyk e La monaca nel peccato (1986) dello stesso D’Amato. Si può inserire anche nel sottogenere dei peccati in famiglia e nei drammi erotici, perché è una commedia dai risvolti familiari che si svolge tra le mura domestiche che nel finale degenera inaspettatamente in un puro dramma. Un accenno merita la figura del regista Giuliano Biagetti, che si firma Pier Giorgio Ferretti come in Decameroticus (1972) e ne Il sergente Rompiglioni (1973), nato a La Spezia nel 1925 e morto nel 1999 tra l’indifferenza della critica e dei media. Soltanto Nocturno Cinema gli ha dedicato un articolo di Stefano Ippoliti sulla rivista numero 10 del giugno – luglio 1999. Biagetti proviene da una famiglia pisana e nel periodo universitario a Firenze fonda la compagnia teatrale La Brigata dei dottori, nella quale recita e scrive testi. Nasce come documentarista ed esordisce nella regia nel 1953 con Rivalità, lavoro scritto e supervisionato da Roberto Rossellini. Subito dopo gira Ragazze al mare (1954), un’altra storia di provincia che mette alla berlina la difficoltà di vivere in una comunità piccola e lontana da dove pulsa la vita vera. Dopo questi due film abbiamo un lungo periodo di silenzio, durante il quale Biagetti va a dirigere gli effetti speciali dell’Istituto Luce e si dedica a una serie infinita di Caroselli pubblicitari creativi e interpretati da attori del calibro di Totò. Chi non ricorda Con Api si vola interpretato da Modugno? Torna al cinema dopo quattordici anni con L’età del malessere (1968), tratto dal romanzo di Dacia Maraini, film impegnato che anticipa temi della contestazione studentesca. L’anno successivo Biagetti dirige un giallo sexy (Interrabang), sconcertando chi lo accreditava come regista impegnato. Il film viene inspiegabilmente sequestrato su tutto il territorio nazionale dal giudice Occorsio e questo fatto provoca seri problemi economici al regista che era pure produttore. Si rituffa nel mondo dei Caroselli e torna al cinema nel 1972 con lo pseudonimo di Pier Giorgio Ferretti con Decameroticus. Biagetti passa al cinema di genere e per dare maggior risalto a questa scelta decide di cambiare nome. Il resto della sua produzione è su questa falsariga, sia che si firmi Biagetti come Ferretti. Ancora una volta prima di lasciarci (1972) con Corrado Pani e Barbara Bouchet analizza la crisi della coppia. Il sergente Rompiglioni (1973) vede uno scatenato Franco Franchi in un personaggio che fa la satira di una farsa. La svergognata (1974) è una commedia erotica interpretata da una giovanissima Leonora Fani, che seduce l’attempato scrittore Philippe Leroy in vacanza a Ischia, mentre la bella moglie è Barbara Bouchet. Dopo La novizia (1975) con Gloria Guida, dirige Renzo Montagnani e Jenny Tamburi nella commedia dolce amara Donna… cosa si fa per te (1976). Infine gira L’appuntamento… dove, come, quando? (1977) sempre con Renzo Montagnani, quindi si dedica alla pubblicità sino al 1989, per poi rientrare nel giro del cinema con Vado a riprendermi il gatto, una favola bucolica premiata al Festival di Montreal e interpretata daBarbara De Rossi, Jean Pierre Cassel e Mario Adorf. Conclude nel 1992 con Sì… ma vogliamo un maschio, film mai uscito nei circuiti cinematografici e di fatto sconosciuto. Biagetti ha raccontato spesso storie che affrontano tematiche sociali e intimistiche, accompagnate da violenza ed erotismo, ma pure vicende sui rapporti di coppia e sulla difficoltà di vivere in provincia. Tematiche che ritroviamo pure ne La novizia.
Nel mio libro Le dive nude e nell’e-book dedicato a Gloria Guida ho scritto: “La novizia è tratto dal bel romanzo La suora giovane di Giovanni Arpino e ne rispetta trama e situazioni in modo più che corretto. Lo scrittore Arpino e il regista Biagetti vogliono dire le stesse cose, descrivere la vita di provincia nella Sicilia degli anni Settanta, le vocazioni forzate, la chiusura di certi ambienti contadini, il tutto condito da un po’ di erotismo mai ingiustificato ma sempre funzionale alla storia”. Chiedo venia. Non avevo letto La suora giovane. Ora che ho rimediato alla colpevole mancanza devo sconfessare la mia vecchia considerazione. La suora giovane racconta l’infatuazione di un ragioniere torinese di quarant’anni, che non è mai stato sposato, per una novizia ventenne di Mondovì. La ragazza fugge dalla campagna, crede che prendere i voti possa cambiare la sua vita e quella della famiglia, fino al giorno in cui l’amore irrompe e sconvolge tante certezze. Il romanzo di Arpino non è per niente erotico, se non nelle suggestioni, ma descrive un rapporto d’amore platonico che si conclude con l’uomo alla ricerca disperata della ragazza per condurla all’altare. Il ragioniere quarantenne conosce la famiglia della suora, parla con padre e madre, quindi decide di coronare il sogno d’amore, nonostante le possibili difficoltà del rapporto. Molto importante il lato psicologico, l’introspezione dei personaggi, la crisi della vocazione, i timori per la differenza di età, che Arpino presenta da grande letterato.
Il film di Biagetti è un buon lavoro, ma dobbiamo dire con fermezza che racconta tutta un’altra storia e presenta suggestioni erotiche ben più morbose. Gloria Guida è Maria, da novizia suor Immacolata, veste il bianco abito monacale con una notevole carica erotica soprattutto nelle scene più piccanti. L’attrice è doppiata in veneto come ne Il gatto mammone con Lando Buzzanca. Suor Immacolata proviene dalle campagne del Nord Est, si trova in Sicilia per accudire il vecchio e malato don Ninì (Lionel Stander), che ha avuto una vita movimentata e ricca di avventure erotiche. In punto di morte don Ninì vuole accanto a sé il nipote Vittorio (Gino Milli) che torna al paese dopo aver compiuto gli studi nella capitale. Vittorio ritrova gli amici e la noia di una vita provinciale che fatica a capire, rivede Nunziatina (Femi Benussi), il primo amore che ha sposato per interesse un uomo che non ama. Vittorio intreccia con lei una relazione all’insegna del sesso più sfrenato e le scene erotiche che vedono impegnata Femi Benussi sono incandescenti. Basti pensare a una telefonata durante la quale – in mutandine di pizzo e al colmo dell’eccitazione – accarezza il corpo con la cornetta del telefono fino a lambire il sesso. Vittorio s’innamora della bella novizia, che in un primo tempo pare turbata dai discorsi erotici dello zio e dalle avventure del nipote che porta in casa le amiche e fa l’amore con loro senza curarsi della sua presenza. Lei è pur sempre una donna: quando scopre Vittorio e Nunziatina che fanno l’amore comincia ad accarezzarsi il seno nonostante l’abito monastico. Cerca di resistere ma la tentazione è forte. Vittorio conosce meglio la novizia, scopre che viene da un paesino di contadini veneti, che ha un fratello prete e che la madre vuole che si faccia suora. Maria sostiene di essere stata predestinata sin da bambina a quel tipo di vita e che non è mai stata giovane. Però dice di amare le persone, la musica, il ballo e alla fine termina il discorso alzando la tonaca e mostrando a Vittorio le gambe fasciate da calze bianche autoreggenti. In un altro dialogo Vittorio le fa togliere la cuffia, le scioglie i lunghi capelli, poi la accarezza e la chiama Maria. Tra i due ragazzi (che sono coetanei, a differenza del romanzo!) è scoccata la scintilla dell’amore; per Vittorio c’è appena il tempo di un rapido rapporto con Nunziatina sotto i fuochi d’artificio. L’amore bussa alla porta e si manifesta sotto forma di un gioco a Mosca Cieca con la bella novizia. La scena ricalca quella già vista in Malizia di Samperi tra la Antonelli e Momo però ha una buona gradazione erotica. La ragazza si fa prendere e lui la stringe forte accarezzandole il seno e chiamandola amore. Altra scena interessante da un punto di vista erotico è lo striptease di Gloria Guida, che toglie i panni da novizia per vestire sensuali indumenti intimi femminili. La novizia asseconda don Ninì che vuol morire davanti a una vera donna e non a una suora. La scena è molto spinta, Gloria Guida resta completamente nuda con la sola cuffia bianca a coprire il capo. Vittorio scopre una lettera della madre di Maria, che insiste perché la figlia si faccia suora e la dà alla novizia per dirle che è innamorato di lei e che lui la vuole donna. Infine la bacia, la spoglia e le scioglie i capelli in un’altra sequenza molto calda. A questo punto muore lo zio, si fa beffe pure della morte dicendo che è una bella signora e che si fotte pure lei. La novizia sparisce, Vittorio è in preda alla disperazione, non mangia più, non gli interessa niente, non vuol vedere nessuno, neppure la bella Nunziatina. Visto che la donna insiste Vittorio la riceve a casa sua e la fa andare a letto con i suoi amici. Anche questa parte presenta contenuti erotici interessanti e trasgressivi per il periodo storico, ma soprattutto non ha niente a che vedere con il romanzo di Arpino. Vittorio pensa soltanto a Maria e alla fine viene a sapere dalla madre superiora del convento che lei ha fatto ritorno a casa nella campagna veneta. Decide di andarla a cercare, parte con la benedizione degli amici che gli augurano di ritornare insieme alla sua donna. La casa di Maria è in aperta campagna e Vittorio incontra un uomo che lo mette in guardia: “In quella casa non ci sono uomini. Il fratello lo hanno fatto prete e il padre è morto tempo fa in circostanze strane”. Altre differenze con il romanzo. A parte che la campagna è a Mondovì, ma il padre della ragazza è vivo e vegeto. Vittorio va avanti lo stesso, si presenta alla madre di Maria, una mezza invasata che ha consacrato la sua vita e quella della figlia a Dio. Un uomo (il marito?) le ha fatto odiare la vita e lei deve difendere la figlia. Intima a Vittorio di andarsene e di lasciare in pace Maria. Vittorio non sente ragioni, vede la ragazza nel prato in fondo alla valle e le corre incontro gridando. Maria non è più vestita da suora ma in un primo momento per proteggerlo dall’ira della madre cerca di ingannarlo e dice di essere Angela, la sorella gemella. La bugia è subito scoperta, i due ragazzi si baciano, danzano in mezzo al prato, lui dice che la porterà via, sono al culmine della felicità. Due colpi di fucile si abbattono sulle loro speranze. La commedia diventa dramma con Vittorio che cade a terra e muore. La madre ha ucciso il ragazzo che voleva portare via la figlia consacrata a Dio. Questa brusca virata verso atmosfere drammatiche (pur se eccessivamente repentine) dà al film un tocco di originalità e di interesse. In ogni caso il finale è completamente diverso dal romanzo, dove il sogno d’amore tra i due ragazzi finisce per realizzarsi.
Il film è buono. Uno dei migliori lavori di Biagetti per la grande attenzione verso i problemi sociali, i rapporti tra i sessi e la vita in provincia. Ben recitato da un ottimo Lionel Stander che confeziona una maschera esemplare da vecchio siciliano in attesa della morte. Meno interessante e più stereotipata la figura del giovane Vittorio resa con diligenza da un sufficiente Gino Milli. Femi Benussi è stupenda nelle sequenze erotiche ed è decisamente brava come recitazione. Gloria Guida se la cava bene ed è una presenza eccezionale in un abito da suora che le conferisce un’aria ingenua e timorata mai presente nei precedenti lavori. Quando si scatena presa dal vortice dei sensi ci lascia sequenze di strip memorabili e nudi integrali in abito da suora che parlano da soli. I due film, rivisti su Cielo il 15 settembre 2023, hanno il solo limite di alcuni tagli incomprensibili che ne mutano la leggibilità e il senso.