“Servi disobbedienti”, di Gino Pantaleone a Milano e Torino

Articolo di Redazione

Il 19 maggio prossimo, Gino Pantaleone terrà una conferenza a Milano su Sciascia e Pantaleone, presso la Società Umanitaria di Milano. Il 21 maggio, invece, sarà al Salone Internazionale del libro, dove terrà due dirette con i due editori: Spazio Cultura che fa capo alla Libreria Macaione, e Medinova Edizioni del Dott. Antonio Liotta.

I “Servi disobbedienti” sono coloro che conservano salde le proprie convinzioni, anche in solitudine, pur consapevoli che vincere potrebbe risultare difficile, facendo dell’onestà intellettuale una forza. Michele Pantaleone e Leonardo Sciascia furono i primi che scrissero di mafia, l’uno con il genere “saggio”, l’altro con il genere “giallo”, in un periodo storico in cui in Sicilia la parola “mafia” era già difficile bisbigliarla all’orecchio, aprendo così le porte alla letteratura antimafia. Scrive Gaetano Savatteri: “ricostruire la tensione e le difficoltà del tempo passato, ricordando che dobbiamo ringraziare Pantaleone e Sciascia per averci spiegato, con rigore e metodo, cos’era la mafia (o, addirittura, che esisteva la mafia, quando cardinali, politici e magistrati ne negavano perfino l’esistenza), è il merito di questo lavoro, essenziale per non perdere la memoria. Anche, e soprattutto, quando la memoria è fatica e responsabilità”.

L’analisi peculiare e raffinata di Sciascia, quella cruda e senza peli sulla lingua di Pantaleone hanno fatto di questi due scrittori due icone scomode, mettendoli da un lato sotto gli occhi dei riettori, dall’altro tra le sbarre della gogna sino a portarli all’isolamento. Questo libro rivisita oggi, dell’uno e dell’altro, il personale percorso culturale, politico e letterario rendendo una testimonianza fondamentale. Come scrive infatti Gaetano Savatteri nella sua prefazione, “ricostruire la tensione e le dicoltà del tempo passato, ricordando che dobbiamo ringraziare Pantaleone e Sciascia per averci spiegato, con rigore e metodo, cos’era la maa (o, addirittura, che esisteva la maa, quando cardinali, politici e magistrati ne negavano perno l’esistenza), è il merito di questo lavoro, essenziale per non perdere la memoria. Anche, e soprattutto, quando la memoria è fatica e responsabilità”. I “servi disobbedienti” sono coloro che conservano salde le proprie convinzioni anche quando gli altri pensano si tratti di ingenuità o velleitarismo e arontano – anche in solitudine – le battaglie, pur consapevoli che vincere sarà dicile, proprio come gli uomini “dal tenace concetto”, qualità rilata a fra Diego La Matina in Morte dell’Inquisitore da Leonardo Sciascia.Il volume è diviso in tre parti. Nelle prime due apprendiamo cenni di storia di Villalba e Regalpetra e si ssano i momenti salienti della storia della maa secondo gli scritti di Pantaleone e Sciascia; la terza parte riguarda i momenti di “incontro” dal punto di vista ideologico, e nella politica e nel sociale, i loro scritti inizialmente quasi osannati e poi criticati e accusati di apologia maosa e di essere addirittura menzogneri.

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