Secondo lungometraggio – dopo Salvo (2013) – per due registi usciti dalla Scuola Holden di Torino negli anni Novanta, un successo di critica a Cannes e al Sundance, oltre che in numerosi festival internazionali. Sicilian Ghost Story si avvale di un’ottima fotografia di Luca Bigazzi e della scenografia di Marco Dentici, oltre a una sceneggiatura oliata alla perfezione (tratta dal racconto Un cavaliere bianco di Marco Mancassola) che si aggiudica un David di Donatello. Visto su Rai 5, la televisione digitale che passa buon cinema senza pubblicità, secondo la lezione di Fellini, è un film sull’amore e contro la mafia, ricco di suggestioni fantastiche e oniriche, oltre che una storia intrisa di suspense. L’ultimo lavoro dei due registi è sempre a tema siculo: Iddu – L’ultimo padrino (2024), interpretato da Toni Servillo. Dobbiamo vederlo. Sicilian Ghost Story è dedicato a Giuseppe Di Matteo, un ragazzino ucciso dalla mafia dopo un lungo rapimento, sgozzato e sciolto nell’acido per ritorsione contro il padre collaboratore di giustizia. La storia è ispirata a tale vicenda, ambientata in un paesino siciliano ai margini di un bosco e di un laghetto, con una storia d’amore tra adolescenti che funge da filo conduttore onirico di tutta la vicenda. Il ragazzino scomparso si chiama Giuseppe, mentre la ragazza innamorata è la compagna di scuola Luna che non si rassegna alla sua sparizione e lo cerca ovunque, spezzando il clima di omertà che aleggia in paese. Il film è girato benissimo da un punto di vista tecnico, con uso appropriato della panoramica e della soggettiva, strutturato in dialoghi teatrali abbastanza convincenti, fotografato con toni cupi e dotato di una colonna sonora angosciante, inserito in una scenografia sicula fantastica che va dalle montagne al mare, passando per i templi greci. Il montaggio di Travaglioli è compassato, ma sono i tempi giusti (105’) per raccontare la storia con andamento lento, toccando il tema fiabesco e raccontando la vicenda reale. Interpreti bravi, se consideriamo che sono non professionisti e che i due protagonisti sono molto giovani, diretti benissimo in ruoli per niente facili. Julia Jedikowska è perfetta nei panni di Luna, così come Gaetano Fernandez recita a dovere il ruolo di Giuseppe sia come fantasma che nella triste realtà da prigioniero. La sceneggiatura tocca i temi politici della lotta alla mafia e della protezione per chi collabora, punta l’indice sull’omertà di chi si rende complice degli assassini, narrando al tempo stesso la storia del primo amore che coinvolge due ragazzini e supera i confini del tempo e dello spazio. La fiaba va di pari passo con il cinema d’impegno sociale, dimostrando come sia possibile fare buon cinema raccontando una storia d’amore e inserendo tra le righe un messaggio politico. Da vedere senza mezzi termini, perché sono queste le opere che dimostrano la vitalità del cinema italiano. Lo trovate su Rai Play.
Regia e Sceneggiatura: Fabio Grassadonia e Enrico Piazza. Soggetto: Marco Mancassola (racconto Un cavaliere bianco). Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Cristiano Travaglioli. Scenografia: Marco Dentici. Musiche: Anton Spielman. Costumi: Antonella Cannarozzi. Produttori: Massimo Cristaldi, Cralotta Calori, Francesca Cina, Nicola Giuliano. Case di Produzione: Indigo Film, Cristaldi Pictures, MACT Productions, Rai Cinema, Ventura Film. Distribuzione (Italia): BiM Distribuzione. Paesi di Produzione: Italia, Francia, Svizzera. Durata: 105’. Genere: Drammatico. Interpreti: Julia Jedlikowska (Luna), Gaetano Fernandez (Giuseppe), Corinne Musallari (Loredana), Andrea Falzone (Nino), Federico Finocchiaro (Calogero), Lorenzo Curcio (Mariano), Vincenzo Amato (padre di Luna), Sabine Timoteo (madre di Luna), Filippo Luna (U’Nanu), Vincenzo Crivello, Gabriele Falsetta, Nino Prester.
Link per vedere il film su Rai Play: https://www.raiplay.it/video/2020/07/Sicilian-Ghost-Story-053d14c7-2feb-40ae-8a58-91348b5c2269.html