“Solo per una notte”, un film introspettivo che fa vibrare le corde del sentimento

Articolo di Gordiano Lupi

Maxime Rappaz è al suo primo film ma coglie nel segno, scrivendo insieme a Marion Vernoux e Florence Seyvos una piccola storia drammatica ricca di elementi erotici, ambientata tra le montagne della Svizzera, nella zona della enorme diga chiamata Grande-Dixence. Il racconto è molto piccolo come cose che accadono ma oltremodo intenso per qualità di sentimenti in gioco. Il regista punta la macchina da presa sul volto affascinante di Jeanne Balibar, nei panni della sarta Claudine, una donna che deve rinunciare a vivere la sua vita per occuparsi del figlio disabile. Una volta a settimana Claudine si prende una serata di libertà, si concede una notte di sesso con un uomo che sceglie in un albergo oltre la diga, dove nessuno la conosce, lo stesso uomo che le regala la descrizione di una città dove lei ambienta una finta lettera che il figlio riceverà dal padre, per coltivare un’illusione che profuma d’inganno. Il marito di Claudine è fuggito, non si sa dove, non ce l’ha fatta a resistere, la moglie è rimasta sola ad accudire il figlio, ma non vuole complicazioni sentimentali con altri uomini, cerca solo avventure fugaci. L’amore è in agguato, però, si presenta quando meno te l’aspetti, proprio quando non lo cerchi, pronto a sconvolgere monotone abitudini. Un film fotografato benissimo da Benoît Dervaux e girato con perizia da Rappaz, che passa da piani sequenza a soggettive, insistendo sul primo piano della protagonista, impaginando perfetti campi e controcampi nella parte di impianto teatrale. Non ci sono troppe parole in questa pellicola, le immagini – come dovrebbe essere nel buon cinema – sono la parte fondamentale e raccontano una storia ricorrendo a sguardi intensi, sorrisi maliziosi ed espressioni evocative. Montaggio compassato di Caroline Detournay, che contiene in 93’ una storia ebbra di sentimenti materni e di passione amorosa, capace di esprimere il mondo interiore di una madre che si sente ancora donna e vorrebbe vivere la sua vita. La colonna sonora di Antoine Bodson è suggestiva e romantica, adatta al tema trattato, asseconda le suggestioni del racconto, descrivendo le passioni del figlio e il mondo interiore di Claudine. La vita della protagonista è pedinata dalla macchina da presa nei gesti rituali e in una quotidianità impostata in funzione di un figlio appassionato della principessa Diana e del cantante Johnny Logan. Jeanne Balibar è attrice ideale per il ruolo, con il suo fascino da donna maledetta, il sorriso invitante, la voce calda e sensuale (doppiata molto bene), regge quasi da sola un ottimo film. Molto bravo Pierre-Antoine Dubey nei panni di Baptiste che recita con intensità espressiva il ruolo del figlio disabile, così come si cala bene nella parte di un uomo di mezza età innamorato l’attore tedesco Thomas Sarbacher. Un film introspettivo, ben scritto a livello di sceneggiatura, che si apprezza da un punto di vista cinematografico e fa vibrare le corde del sentimento nello spettatore.

Regia: Maxime Rappaz. Soggetto e Sceneggiatura: Maxime Rappaz, Marion Vernoux, Florence Seyvos. Fotografia: Benoît Dervaux. Montaggio: Caroline Detournay. Musica: Antoine Bodson. Costumi: Claudine Tychon. Produzione: Camille Genaud, Micha Wald, Gladys Brookfield-Hampson, Gabriela Bussmann. Interpreti: Jeanne Balibar (Claudine), Thomas Sarbacher (Michael), Pierre-Antoine Dubey (Baptiste), Véronique Mermoud (Chantal), Martin Reinartz (Alban), Gianfranco Poddighe (italiano), Alex Freeman (inglese), Marco Calamandrei (Gaston), Philippe Schuler (svizzero). Titolo Originale: Lest me Go. Genere: Drammatico. Paese di Produzione: Francia, 2023. Distribuzione (Italia): Wanted.

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