Cronaca delle vacanze di natale di una principessa sull’orlo di una crisi di nervi. Diana Spencer è una donna stanca dell’etichetta che vorrebbe vivere la vita sorridendo. Arrivata nella residenza invernale degli Windsor per celebrare la nascita di Gesù la malcapitata è attesa da un marito fedifrago e da ospiti desiderosi di testimoniare una crisi annunciata. Tra banchetti artefatti e obblighi formali la moglie di Carlo d’Inghilterra prenderà una decisione destinata a cambiare la sua vita.
Spencer è il nuovo film di Pablo Larrain che racconta una settimana nella vita di Lady D mostrando la reale portata di un mondo, apparentemente dorato. Il regista decide di trasformare la forma di un biopic concentrandosi su un lasso di tempo circoscritto, quello prima della separazione, dove l’atmosfera appare tutto tranne che spontanea. Nobili e reali impegnati a rispettare una tradizione millenaria di cui Diana non ha mai capito la necessità. Un lavoro asettico quello di Larrain che procede senza empatia e con un tono quasi chirurgico fatto di sospetti delatori dai quali la protagonista deve difendersi. Una giovane madre che sognava di poter svecchiare le tradizioni è costretta a subire attacchi dall’esterno, gli ospiti della magione, oltre che dall’interno della famiglia.
La Diana sullo schermo vive il suo personale horror natalizio dopo undici anni di matrimonio e due figli con cui non è possibile andare al cinema un sabato pomeriggio. Nonostante questo la personalità della protagonista non viene meno e sarà proprio questa vacanza a decretare un allontanamento volontario che sa di rinascita. Un cinema che propone la verità partendo dall’umanità dei personaggi mettendo in scena ogni foto di gruppo, con tanto di abiti d’ordinanza, dove i sorrisi sono paresi temporanee. Carico di ellissi narrative Spencer procede fissando alcuni episodi di quelle vacanze dove il regista ipotizza che la protagonista sia arrivata al punto di non ritorno rimettendo, mediante divorzio, un ruolo insopportabile.
In scena non va solo il disfacimento del “matrimonio da favola” ma anche un universo in cui alcune personalità faticano a esistere, una corte di pugnali morali e di sorrisi bugiardi. La principessa è quasi sovraesposta da Larrain che carica la sua instabilità mentale attraverso momenti apparentemente sereni ma rimandando un manichino in attesa della prossima vetrina. Una serie di falsità cui Diana si esporrà per l’ultima volta. Kirsten Stewart recita senza alcuna umanità per rendere a pieno l’umore, supposto, della protagonista, scelta che però rimane nel territorio delle ipotesi. La sceneggiatura del film sembra una puntata di The Crown, il che andrebbe bene per la corte ma non per la protagonista che risulta leggermente egoista con una punta di isteria.