L’aumento dei costi dell’energia elettrica ha spinto tutti gli utenti “consumatori” a prestare maggiore attenzione ai consumi energetici.
Ci sono consumi, però, dei quali molti non si rendono conto. In generale tutti gli apparecchi elettronici ed elettrici consumano energia, ma spesso questi consumi sono nascosti. Qualsiasi macchina o elettrodomestico con un alimentatore esterno, un telecomando, un display o un led acceso consuma energia. A volte lo fanno continuamente: solo apparentemente questi apparecchi sono “spenti”, in realtà sono in “stand by”, cioè non svolgono la loro funzione principale. Ma questo no vuol dire che non continuano a consumare energia.
Comunemente si pensa che questi consumi siano bassissimi, quasi nulli. Invece, secondo alcune stime, il consumo medio degli apparecchi in stand by ammonterebbe a circa 305 kWh/anno per abitazione. Mediamente l’11% del consumo di energia elettrica di una abitazione. Come se non bastasse, le stime parlano di un aumento di questi consumi: entro il 2030, il 15% dei consumi elettrici in Europa potrebbe essere dovuto alle funzionalità di stand by degli apparecchi.
C’è chi sostiene che, in realtà, non si tratta di uno spreco di energia: riavviare ogni volta quell’apparecchiatura porterebbe a consumi maggiori. Forse, ma il fatto stesso consumare energia elettrica anche quando gli apparecchi non svolgono la loro funzione principale (ad es. di notte) appare assurdo.
Non è un caso se aziende come Microsoft Dell, EDS, Environmental Protection Agency (EPA), HP, IBM, Lenovo hanno deciso di aderire alla Climate Server Computing Initiative che propone di diminuire il consumo per contenere l’effetto serra sviluppando nuovi standard in termini di efficienza promuovendo l’uso di computer maggiormente efficienti dal punto di vista dei consumi.
Ma non basta. Anche ciò che (per i consumatori) non è “materiale” consuma energia. Secondo uno studio di Shift Project, Internet sarebbe responsabile di circa il 7% del consumo energetico globale. Maglia nera sarebbero i motori di ricerca: qualche anno fa, Google comunicò che il consumo per utente ammontava a circa 2,26 kilowatt/ora. In pratica lo stesso consumo di una lampadina da 60 watt per tre ore. A confermare questi dati l’Ademe, istituto francese che si occupa di ambiente ed energia. Secondo le loro ricerche, inviare un Megabyte via mail costerebbe circa 19 grammi di anidride carbonica. Poco? Molto? Per fare un confronto spesso sotto attacco quando si parla di consumi energetici (e di impatto sull’ambiente) per fare un chilometro un’auto media emetterebbe la stessa anidride carbonica di otto messaggi.
Inoltre, secondo gli studi effettuati, questi server funzionano solo tra il 10% e il 15% della loro capacità. Pertanto, il loro consumo potrebbe essere ridotto se fossero ottimizzati, ad esempio, raffreddati a temperature non così basse dove alcuni server si adattano perfettamente.
Ma anche gli utenti possono fare qualcosa per ridurre questi sprechi. A cominciare da staccare la corrente quando non si utilizza una certa apparecchiatura. Spegnere le console per i giochi, i computer e i dispositivi connessi (monitor, modem, stampanti, etc.), gli apparecchi audio e video, i videoregistratori ed i lettori dvd. Sul computer, è possibile installare funzioni per il risparmio energetico che mandano in sleep il monitor e ibernano il PC quando non lo si usa. Sarebbe bene fare attenzione anche ai consumi in stand by di macchine da caffè espresso, climatizzatori, forni a microonde, tostapane, purificatori d’aria, spazzolini elettrici etc.. Per molti di questi si può usare uno “stand by killer” o una multi-presa con interruttore di spegnimento (auto power off plug).
Di questo problema l’Unione Europea si era occupata già nel 2010: lo aveva fatto costringendo le case produttrici a limitare i consumi in stand by a 1 Watt per gli apparecchi senza display e a 2 W per quelli con display. Nel 2013, questi limiti sono stati ulteriormente ridotti (rispettivamente a 0,5 W e 1 W). Ma chi sé mai preso la briga di controllare se gli apparecchi rispettano queste norme?
Solo dopo aver fatto tutto questo è possibile cominciare a parlare di gestione green degli apparecchi.