Gittel e Devory sono migliori amiche, il loro è un rapporto nato fin dalla loro infanzia. Appartenenti alla comunità ebraica chassida, seguono una vita ligia alle regole. Tuttavia, lo scorrere noioso degli eventi, viene spezzato da un avvenimento spaventoso. Da qui, il racconto di una storia emozionante, dove il segreto di Devory si svelerà sul finale.
Molti i simboli di una realtà chiusa che saranno raccontati in maniera sapiente dall’autrice: è il caso dello shtreimel, ovvero il cappello di tradizione che rende un ebreo giusto. Nella comunità chassidica, ogni ebreo giusto lo indossa di sabato, che faccia caldo o freddo. Ciò che sottolinea l’autrice in maniera forte sono senz’altro le differenze che i chassidi intendono rimarcare tra gli ebrei e i goyim, ovvero i non ebrei.
È la stessa scuola, che attraverso una serie di progetti, sottolinea le differenze culturali, vedendo nel “diverso” la fonte primaria del male. Gli Yiden appaiono come puri e ligi, pregni di quella che loro chiamano “modestia”, al contrario i Goyim, assumono le sembianze del male, presi dallo sfolgorio della televisione, dall’abbaiare dei loro animali domestici, annegati dalla vanità di mostrare i propri capelli, e di vestire alla moda. Un mondo giudicato con estrema cattiveria, demarcando una linea decisa tra un luogo e l’altro, rendendo i secondi, estranei ad ogni tipo di santità. A dare man forte a tale concetto negativo, è senz’altro il racconto della nonna di Gittel. Lei afferma di essere stata vittima dell’olocausto, e che rimasta sola al mondo, nessun Goyim, preso dalla festa “di natale” gli abbia teso la mano, e l’abbia tratta in salvo, esponendola a rischi non indifferenti. Le sue sono parole pregne di rabbia ed odio, verso un mondo che nel tempo è stato protagonista di cambiamenti e migliorie, e che in qualche maniera nella sua testa, resta cattivo e aspro verso gli ebrei.
Di grande impatto è il rapporto che Gittel ha con Kathy, l’affittuaria del piano superiore. Pur essendo una Goyim, Gittel non proverà mai repulsione o rabbia verso la donna. Quest’ultima, affetta da alcuni ritardi mentali, appare piuttosto infantile e goliardica. Le sue giornate passano tra l’accarezzare un gatto bianco, un programma in tv, e lunghe chiacchierate con Gittel. Per quanto proibito, il loro diviene un rapporto importante, soprattutto in seguito alla morte di Devory. Kathy è il chiaro esempio di quello che la comunità chassidica chiama “gentili”. Kathy crede in Dio, ha diversi crocifissi per casa, e ama la madonnina con il suo bambino. Le differenze di credo, tuttavia, non diventano una spaccatura così profonda, per quanto diverso, il culto, ha alla base una grande e profonda adorazione per un Dio, qualunque esso sia il suo nome, che si prodiga per i suoi fedeli, e che appare nelle situazioni più disperate. La loro amicizia, per forza di cose, diviene un segreto scottante, che Gittel, più volte farà fatica a tenere nascosto. “Le scale superiori”, diventano quindi un gesto liberatorio, attraverso il quale troncare la pesantezza di un momento, e tornare a vivere momenti da bambini, senza regole alcune. Di grande scandalo, in un capitolo del romanzo della Brown, è il bacio che Kathy si scambia con suo marito. Gittel vive questa visione con vergogna e rabbia, essendo in qualche maniera vietato nel suo culto. Quest’ultima, infatti, vede i suoi genitori come una madre e un padre, e non due esseri umani innamorati, desiderosi di scambiarsi affetto, al di là dell’opera riproduttiva.