Strage di Via D’Amelio: 57 giorni dopo l’inizio del terrore

Articolo di Antonino Schiera

Diciannove luglio millenovecentonovantadue, esattamente cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci, un’altra esplosione squarcia l’aria e rompe il silenzio di una Palermo ancora scossa dalla morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della scorta. Con l’attentato di Capaci sembrava che il massimo livello fosse stato raggiunto e si sperava che l’asticella non potesse essere ancora innalzata. Invece ecco l’ennesima ferita che, nel suo dilatarsi come un cancro mortale, colpisce tutta la nazione.

Il diciannove luglio millenovecentonovantadue ad essere uccisi, ma soltanto fisicamente, sono il giudice Paolo Borsellino, stretto collaboratore del giudice Giovanni Falcone e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il giudice Paolo Borsellino immaginava che sarebbe potuto succedere. Dalla morte del suo collega e amico Giovanni Falcone non sorrideva più e spesso diceva “Ora tocca a me”. Sapeva di un carico di tritolo giunto in città. Scelse di accelerare le indagini sulla strage di Capaci e di appuntare in un’agenda rossa tutti gli elementi che potevano essere utili al raggiungimento della verità. L’agenda rossa, dopo l’attentato, non fu mai ritrovata e tanti sono gli interrogativi che ancora ruotano attorno alla strategia del terrore a colpi di tritolo intrapresa dalla mafia.

Ventinove anni dopo quel tragico anno l’Italia non ha dimenticato, nell’affannoso percorso di giungere alla verità, in particolare riguardo la tanto discussa e paventata trattativa stato mafia. Ogni anno si susseguono manifestazioni, che coinvolgono soprattutto i giovani, nel tentativo di non dimenticare e di formare coscienze colorate e votate alla legalità. Tanti sono i simboli e i riferimenti, basti pensare all’aeroporto internazionale Falcone e Borsellino, ai due giudici che insieme avevano intrapreso la strada giusta per inferire un duro colpo alla mafia, partendo dall’avere ascoltato e messo agli atti le dichiarazioni del primo dissociato dalla mafia Tommaso Buscetta, dichiarazioni che, insieme a quelle di altri pentiti, portarono all’istruttoria del primo grande processo alla mafia.

Tornando all’attualità, è di questi giorni la notizia del ritrovamento di un audio inedito del giudice Paolo Borsellino, negli archivi dell’Istituto Siciliano di Studi politici ed Economici (I.S.S.P.E.). Ventisei minuti di audio trascritto a macchina, con alcune correzioni fatte a mano dallo stesso giudice, nel quale Paolo Borsellino tratta il tema della mafia, senza sconti per la politica e la borghesia. In estrema sintesi il giudice affermava che “Contro la mafia serve buona politica”.

L’intero audio lo si potrà ascoltare nel canale social del Centro Studi Dino Grammatico, oggi a partire dalle ore 16.58 orario esatto dell’attentato di via Mariano D’Amelio.

Riguardo questo argomento può essere utile la lettura di un articolo che ho scritto recentemente su questo sito d’informazione che si intitola 23 maggio 1992, il giorno in cui Palermo si fermò

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