Donna sposata e con prole abbandona la famiglia una mattina come tante. E’ l’alba quando Clarisse lascia senza nessuna ragione apparente la residenza in maniera furtiva per concedersi a se stessa. Con una macchina fuorimoda la protagonista viaggia senza meta riflettendo sul passato e andando a scomodare la memoria, ma anche immaginandosi in un futuro che, forse, non sarò mai più.
Stringimi forte è l’ottavo film di Mathieu Almaric in arrivo nelle sale italiane. Presentato all’ultimo festival di Cannes il lavoro rappresenta una lunga riflessione sulla malinconia ma è anche un punto di passaggio tra l’essere e il perdere. Una moglie conduce quella che appare la vita perfetta ma qualcosa la porta lontano dalla dimensione e allo stesso tempo la costringe a raffrontarsi con l’assenza di quelle realtà . Due vicende che si sovrappongono costantemente accompagnano lo spettatore nella conoscenza di Clarisse servendo ogni particolare della sua fuga e mostrando come sarebbe potuta andare senza quel gesto.
Guidando la donna parla ipoteticamente con il marito, che vede invecchiare e immagina il futuro dei suoi figli . Un futuro ipotetico che si contrappone alla realtà completandola . Almaric è autore sapiente, confeziona una storia priva di sbavature e sospende la credulità dilatando i pensieri di una signora in fuga attraverso il ricordo. In un crescendo di salti tra l’ipotesi e la realtà si comincia a dubitare della vera ragione di un gesto radicale e la curiosità cresce.
In scena va un film squisitamente profondo che si pone e pone domande su quanto sia opportuno vivere una dimensione famigliare soddisfacente o abbandonare tutto in cerca della gioia. Cinema di classe che viaggia tra la profondità del dubbio sapendo bene che c’è sempre un motivo da scoprire alla fine. Idee nella testa di Clarisse che si associano a quelle delle due realtà fino ai limiti del lecito e attraverso uno svelarsi lento ma costante, dichiarano le vere ragioni di una scelta lasciandone il giudizio al singolo.