Sono stati pubblicati i risultati del World University Rankings 2023. ad essere analizzate sono state 1.799 università in 104 paesi (137 più dello scorso anno). Diversi i parametri considerati: insegnamento (l’ambiente di apprendimento); ricerca (volume, reddito e reputazione), prospettive internazionali (personale, studenti e ricerca); citazioni (influenza sulla ricerca); trasferimento di conoscenze. La ricerca condotta dal Times Higher Education fornisce una panoramica della qualità di un’università, basata su “un’analisi di 15,5 milioni di pubblicazioni di ricerca e 121 milioni di citazioni a tali pubblicazioni, oltre a oltre 40.000 risposte a un sondaggio annuale sulla reputazione accademica e centinaia di migliaia di punti dati aggiuntivi che coprono l’ambiente di insegnamento di un’università, le prospettive internazionali e i collegamenti del settore” come si legge sul loro sito ufficiale.
Al primo posto assoluto, ancora una volta, si è piazzata Oxford, nel Regno Unito, seguita da Harvard (USA). Terze, a pari merito, Cambridge (quinta nell’ultima classifica) e Stanford. Posizioni di spicco anche per il Massachusetts Institute of Technology di Boston, il California Institute of Technology, Princeton, Berkeley, Yale e l’Imperial College London. World University Rankings 2023 | Times Higher Education (THE)
Non sono mancate le sorprese. Da un lato, non sorprende trovare gli Stati Uniti tra i paesi con il maggior numero di università in questa classifica (177, di cui sette nella top ten mondiale e 12 tra le prime 20). Dall’altro, la loro supremazia è messa in discussione dall’Asia: il numero di università statunitensi rappresentate nella top 100 continua a diminuire, passando da 43 nel 2018, a 34 quest’anno. Al contrario al secondo quarto e quinto posto tra i paesi presenti nella graduatoria troviamo il Giappone (secondo con 117 università), la Cina (con 95 atenei di cui uno al vertice della classifica: 16esimo) e l’India (con 75 atenei). E poi, a seguire, un’altra sorpresa, l’Iran, con 65 università (delle quali però la migliore oltre il 351esimo posto).
“I dati sono molto chiari: stiamo assistendo a un reale cambiamento nell’equilibrio di potere nell’economia globale della conoscenza, lontano dal mondo occidentale tradizionalmente dominante. Mentre gli Stati Uniti e il Regno Unito rimangono dominanti in termini di rappresentanza in cima alle classifiche, il loro potere relativo sta diminuendo: la Cina continentale guida un rafforzamento in Asia orientale, occupando sempre più dei primi 200 posti, e il Medio Oriente sta assistendo a una vera e propria rinascita dell’istruzione superiore, con l’Arabia Saudita in particolare che sta facendo grandi guadagni, e anche gli Emirati Arabi Uniti si rafforzano, e le classifiche mondiali, nel complesso, sono molto più inclusive, coprendo 104 paesi e regioni quest’anno, rispetto ai soli 70 del 2016”, ha dichiarato Phil Baty, Chief Knowledge Officer di Times Higher Education che ha stilato la classifica.
“Penso che questo cambiamento sia una buona notizia per il mondo”. “Stiamo anche assistendo a una maggiore diversità globale nella creatività e nell’innovazione, nonché a una collaborazione internazionale più equa. Questa dovrebbe essere una grande notizia per il settore in quanto le università guidano le nuove idee e le scoperte necessarie per risolvere alcune delle più grandi sfide condivise del mondo, come i cambiamenti climatici e le future pandemie”.
Deludente la performance delle università dell’Unione Europea. In Europa, al di fuori del Regno Unito, è l’Università svizzera di Zurigo l’istituzione con il punteggio più alto (11esima). La prima università tedesca è solo trentesima e la prima spagnola solo 182esima.
Deludenti le performance delle università italiane. Per trovare la prima (Bologna) bisogna scendere fino alla 161esima posizione (dietro l’Università di Cape Town in Sud Africa!), seguita in classifica dalla Scuola Normale Superiore di Pisa al 183esimo posto. Molto lontane le altre: la Humanitas University a Milano (una new entry), Padova, Sant’Anna di Pisa e Sapienza di Roma tutte nella fascia tra il 201esimo e il 250esimo posto. Molto giù in classifica università blasonate come Torino (solo tra il 400esimo e il 500esimo posto) o la Ca’Foscari di Venezia (tra il 400esimo e il 500esimo posto). Per trovare la prima università siciliana si deve andare tra il 500esimo e 600esimo posto, Messina, e poi la Kore di Enna (tra il 600esimo e l’800esimo posto). Ancora più indietro Palermo che non è andata oltre (almeno in questa classifica) tra l’801esimo posto e il posto 1000…
E pensare che c’è ancora chi si sorprende sentendo parlare di fuga dei cervelli.