Sono trascorsi quattro anni dal terremoto che nel 2016 ha colpito al cuore il Centro Italia, uccidendo 299 persone, 249 solamente ad Amatrice e Accumoli. Lo sciame sismico, durato quasi un anno, colpì tanti comuni, tanti borghi, stupendi dell’Umbria come ad esempio Norcia colpita nell’ottobre 2016.
Centri meravigliosi ricchi di cultura e con un patrimonio artistico importantissimo. Insieme al dolore, ancora vivo, per il prezzo altissimo pagato in termini di vite umane (in tutto 299 morti), i piccoli borghi del Centro d’Italia, un tempo segnalati tra i più belli del Paese, attendono una ricostruzione che tarda a decollare. Il Messaggero riporta che, ad oggi, sono 42 mila gli sfollati. La politica, e chi ci governa, faccia qualcosa per rendere dignitosa la vita a questa povera gente. Purtroppo, quando si spengono i riflettori si tende a dimenticare.
Questo episodio richiama alla mia memoria la poesia Soldati di Ungaretti “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Questa poesia è quasi come un aforisma, una rapida e incontrovertibile sentenza: soldati e foglie vivono la stessa condizione.
I primi, in trincea, non sanno quando saranno attaccati e se sopravviveranno, le seconde non sanno che al primo colpo di vento cadranno dall’albero e saranno finite. Noi siamo così, da un giorno all’altro, possiamo ritrovarci in una situazione che mai avremmo immaginato, poichè tutto è relativo e mai scontato.