Regia: Carlo Ludovico Bragaglia. Soggetto e Sceneggiatura: Age (Agenore Incrocci), Furio Scarpelli, Alessandro Metz e Sandro Continenza. Fotografia: Mario Arbertelli. Montaggio: Renato Cinquini. Musica: Amedeo Escobar. Ballabili: Italia Savona e Franco Colosimo. Interpreti: Totò, Mario Castellani, Marisa Merlini, Ave Ninchi, Elvy Lissiak, Aroldo Tieri, Anna maestri, Luigi Pavese, Enzo Garinei, Zoe Incrocci, Franca Tamantini, Annie Sommers.
Totò è uno scultore scapolo e squattrinato, la sua modella preferita è la bella Marisa Merlini – vicina di casa e moglie del pittore Aroldo Tieri – che spia dal buco della serratura per immortalarla in opere che fanno ingelosire il marito. Un giorno la zia Ave Nichi scrive dall’Australia che ha trovato moglie al nipote, solo che per errore mette nella busta la foto di una serva di colore. Totò non vuole sposare una nera e corre ai ripari insieme all’amico Mario Castellani. Per scongiurare le nozze con la donna, definita dal comico una “selvaggia cannibale”, Totò cerca di sposare un’altra donna nel giro di quindici giorni. La caccia alla moglie scatena una serie di gag da avanspettacolo che costruiscono una pochade a episodi, a tratti irresistibile. Citiamo la situazione comica nella casa dei miopi dove un Totò con gli occhiali mangia sigari e beve inchiostro, ma anche dalla moglie di un dentista dove equivoca cosa sta cercando la donna (un cameriere e non un marito!) e viene scambiato per il medico da un paziente violento, per finire all’ambasciata di un paese straniero dove pensano che si tratti di una spia zoppa. Molte sequenze ricordano le comiche del cinema muto e analoghi film con la coppia Stan Laurerl e Oliver Hardy, soprattutto all’ambasciata quando, nascosto sotto il tavolo, Totò prende a bottigliate nei piedi gli ospiti. Finale in bagarre con tutti i protagonisti sulla scena, spazio anche per la comicità surreale di un boomerang che torna sempre da chi l’ha lanciato, persino se è stato inchiodato al muro. Totò cerca di difendersi dalla zia che arriva in anticipo, finge di aver sposato Marisa Merlini, deve fronteggiare un marito geloso e la vera spia zoppa. Alla fine comprende l’equivoco, si rende conto che non dovrà sposare una selvaggia e decide di accettare la bella moglie che gli presenta la zia. Ottima la trovata surreale con le pretendenti che inseguono Totò e lui si rifugia al Sistina dove proiettano Totò cerca moglie. Cinema nel cinema: lo spettatore assiste al finale sullo schermo e Totò ironizza sulla censura mentre bacia la futura sposa: “Adesso si può”.
Il film presenta elementi di commedia erotica, sia nella tematica esplicita che in certe situazioni:Totò spia dal buco della chiave la bella Merlini, gli equivoci a non finire con la moglie del dentista tra pulire la casa e fare l’amore, i doppi sensi da pochade e la commedia degli equivoci in camera da letto. Totò cerca moglie è una farsa composta di episodi da avanspettacolo e da parti di comicità surreale, tenuta insieme dal tenue collante della ricerca di una compagna. Siamo nel 1950 e il razzismo della società italiana si fa sentire con forza in un sceneggiatura che oggi sarebbe politicamente scorretta. A parte che i neri sono attori italiani con la ceretta sul volto e parlano con il classico Zì Buana, Zì Zignore…, ma soprattutto Totò si riferisce alla ragazza di colore come se fosse un’antropofaga, un mostro, un essere orribile. Ottimi gli attori. Grande Mario Castellani come spalla di un esilarante Totò che lo prende a martellate mentre dice: “Perché non parli?”. Ave Ninchi è la zia australiana, Enzo Garinei un fratello della pretendente miope, Aroldo Tieri un pittore geloso e nervoso. Marisa Merlini è la bella componente sexy, ma siamo nel 1950, non è ammesso far vedere niente. I doppi sensi sono fin troppo arditi…