Quello che segue è un resoconto di una recente ricerca condotta dal SCDML (Sexual&Communication Diseases Medical Laboratory), di cui faccio parte in qualità di relatore ai convegni.
Non riuscire a rilassarsi per esprimere con il giusto respiro i propri pensieri, arrivando alla conclusione nel giro di 140 (centoquaranta) secondi, è divenuto ormai un problema molto diffuso, una vera e propria sindrome che affligge molti uomini conferendo loro fama di comunicatori precoci. Abbiamo denominato questa sindrome EPC. Come per tutte le malattie, l’EPC ha una sua origine, un decorso e una cura.
Trattandosi di un disagio sia fisico che mentale, questa “accelerazione” del linguaggio può essere risolta con un approccio terapeutico e psicologico. Bisogna innanzitutto comprendere per quale ragione si accetta di interrompere un discorso così velocemente, e chiedersi poi quali sono le possibili cause: se si conosce la causa di un problema, lo si è già risolto per metà.
La mia equipe, che vanta una lunga esperienza nella ricerca medica, ha individuato tre maggiori fattori scatenanti: 1. l’ipersensibilità della punta delle dita (che porterebbe il paziente a toccare la tastiera il meno possibile); 2. traumi infantili o adolescenziali non ancora elaborati; e 3. una forte componente ansiosa nelle relazioni interpersonali (e quindi anche nell’affrontare un discorso).
La ricerca del SCDML ha dimostrato che, sebbene la si definisca “rete sociale” (social network), questa categoria di malattie non favorisce affatto la vita sociale dell’individuo, ma la contamina di frustrazioni e di vuoti significativi.
Abbiamo inoltre dimostrato che: il fatto stesso di avere davanti una finestra così piccola e un contatore di caratteri (spazi inclusi) che da 140 scende inesorabilmente verso un umiliante 0 (zero), provoca una abbondante e incontrollata sudorazione.
La ricerca si è svolta su un gruppo di 20 pazienti campione, tutti affetti da EPC e previamente sottoposti a uno scan completo della zona interessata, ai quali è stato chiesto di intavolare un discorso su un argomento scelto a caso: la geologia e i suoi fenomeni. A metà dei pazienti è stato aperto un account Twitter; mentre all’altra metà è stato offerto un quaderno o (a scelta del paziente) un file Word vergine, senza alcuna restrizione riguardo all’utitilizzo dei caratteri.
I risultati sono stati sorprendenti: 8 pazienti su 10, del primo gruppo, hanno raggiunto la conclusione della loro argomentazione dopo pochi secondi; addirittura, in due casi, i pazienti hanno incominciato descrivendo l’eruzione dell’Etna (sig. Rosario di Palermo) e quella del Vesuvio del 79 D.C. (sig. Pasquale della provincia di Caserta), e, soltanto dopo, hanno dato, in poche parole, una sommaria veloce spiegazione sul funzionamento dei vulcani e dei fenomeni geologici ad essi collegati.
I pazienti campione del secondo gruppo, invece, sono riusciti a mettersi a proprio agio dando dieci diverse interpretazioni, tutte argomentate in spazi e tempi diversi. Questi ultimi hanno quindi dimostrato che una pagina vuota può essere molto più stimolante di una finestra digitale piena di icone colorate.
Ritornando a quella che abbiamo definito l’”origine” di questo disagio (a questo punto) sociale, i miei colleghi ed io abbiamo infine citato nel nostro studio l’approccio alla EPC degli attuali governanti dei vari paesi occidentali, raccogliendo una quantità considerevole di fotografie (9.875 immagini ca.) che ritraggono ministri, deputati, capi di stato, e persino il Papa, intenti a scrivere un tweet così di fretta che non si fa neanche in tempo a mettersi comodi per ascoltare cosa hanno di tanto interessante da raccontarci. Senza dubbio, un pessimo esempio per i giovani, futuri cittadini ai quali spetterà costruirsi una propria opinione sulla faccenda e decidere se diventare bravi comunicatori, oppure, alla stregua dei nostri politici, eiaculatori precoci della comunicazione.