Umberto Eco: tra memoria e ricerca

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 5 gennaio 1932 nasce nella città di Alessandria Umberto Eco. Filosofo, medievista, semiologo e massmediologo (celeberrimo il suo saggio «Fenomenologia di Mike Bongiorno», pubblicato nel 1963 nel suo «Diario minimo», ove il popolarissimo presentatore, sulla scia dei «miti d’oggi» di Roland Barthes, è presentato e analizzato come un’icona dell’Italia del boom, che «convince il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità»), professore di Semiotica all’Università degli Studi di Bologna, autore del romanzo fortunatissimo romanzo Il nome della rosa (Premio Strega 1981, tradotto in più di quaranta lingue). Ha iniziato la sua carriera di studioso con il saggio «Il problema estetico in San Tommaso d’Aquino», un’estensione della sua Tesi di laurea che ha come relatore il filosofo Luigi Pareyson (tra i suoi molti allievi ci sono Gianni Vattimo, Sergio Givone, ecc.). Il giovane Umberto Eco vive il periodo della Tesi come un momento di transizione, «conversione». Lui stesso, in una nota ironica scritta tanti anni dopo rivela che «l’Aquinate lo abbia miracolosamente curato dalla fede».

Negli anni della sua giovinezza Umberto Eco frequenta l’oratorio salesiano, ad esempio durante la Seconda guerra mondiale quello di Nizza Monferrato, a sedici anni è già un «dirigente» diocesano della GIAC (Gioventù Italiana di Azione cattolica). Ha contatti con Luigi Gedda, Carlo Carretto. Umberto Eco dal 1946 al 1952 è presidente nazionale della GIAC.

Il suo primo libro «Il problema estetico in San Tommaso d’Aquino» Umberto Eco lo pubblica nel 1956. Nel 1959 assume l’incarico di condirettore editoriale della casa editrice milanese Bompiani. Nel 1971 è tra gli ispiratori del primo corso del DAMS (un’«invenzione» questa del grecista Benedetto Marzullo che chiama a insegnare uomini e donne protagonisti/e dell’avanguardia culturale di quegli anni: Anna Ottani Cavina, Gianni Celati – scomparso lo scorso 2 gennaio -, Guido Neri, Alfredo Giuliani, ecc.).

Negli anni Novanta, Umberto Eco indagatore dell’aspirazione aristotelica «Tutti gli uomini hanno un innato desiderio di sapere» (Metafisica), dell’arte della memoria (mnemotecnica) medievale e rinascimentale idea l’Encyclomedia, la Guida Multimediale alla Storia della Civiltà Europea, affiancato da un eccellentissimo comitato scientifico composto da Aldo Schiavone, Ezio Raimondi, Anna Ottani Cavina, Laura Barletta, Roberto Leydi, ecc. Encyclomedia è una biblioteca virtuale, ma non solo, che indaga, attraversa grazie ad un «thesaurus» di parole chiave la Storia, la Filosofia, la Musica, le Arti, la Letteratura. È un «manifesto enciclopedico» che introduce una dimensione dinamica, anche ludica, nel sistema delle conoscenze. Un’iniziativa culturale-editoriale che risponde alla domanda aristotelica sopracitata e che invita l’Uomo ad alzare gli occhi (fisici, mentali, del cuore) per indagare, capire, sperimentare, vivere il Sapere!

Un’altra «idea» che muove il professore Eco è quella della Bellezza. Un’analisi che attraversa il volume Storia della Bellezza (Bompiani, 2004) in uno studio interdisciplinare e comparato che percorre l’intera storia della cultura occidentale da Talete, Pitagora alla bellezza della provocazione e/o bellezza del consumo di Marylin Monroe, Marlon Brando, Kate Moss.

Il professore Umberto Eco non va ricordato e amato solo per la sua formidabile cultura, erudizione e versatilità intellettuale ma soprattutto per essere stato un «maestro» che dopo le lezioni con i suoi studenti andava a cenare e a chiacchierare in pizzeria o andare ad ascoltare un buon concerto jazz. Il professore Eco insegnava e proponeva ai suoi alunni una disposizione (scriverei alla Roland Barthes!) una curiosità alla ricerca.

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