Ho letto con piacere il Nocturno Dossier del mese di agosto, dedicato a uno dei miei registi preferiti, quel Ruggero Deodato autore di uno dei film più censurato della storia del cinema italiano. Per me si è trattata di una rilettura, visto che possiedo tutti i dvd e le vhs dei film di Deodato e credo di essere stato il primo autore italiano a dedicargli un libro (Cannibal edito da Profondo Rosso nel 2003). La pattuglia di Nocturno ha il merito di aver storicizzato da sempre il lavoro di Deodato ed è stato solo basandomi sulle documentate fonti nocturniane che ho potuto realizzare il mio testo. Nocturno Dossier di agosto è una lunga intervista al regista che analizza in presa diretta tutte le sue pellicole, edite e inedite, conosciute e sconosciute. Il mio Cannibal del 2003 è soltanto un lavoro di critica e contiene una breve intervista. Per questo motivo i due lavori si integrano e forniscono una visione completa della cinematografia di Deodato. Prendo spunto dal Nocturno Dossier per raccontare a grandi linee la carriera del più americano tra i registi italiani.
Ho conosciuto Ruggero Deodato nel 2002, a Collesalvetti, un paesino vicino Livorno dove un gruppo di giovani cinefili aveva organizzato un Festival Indipendente di Cinema Horror. Lui era presidente di giuria e io uno dei membri insieme all’amico Antonio Tentori. Mi ha subito affascinato con quel modo di proporsi estroverso ed esuberante, sempre sopra le righe. Deodato è l’antitesi della diplomazia. Lo ammette anche lui. Al Festival era ospite per un solo giorno anche Antonio Margheriti ed è bastato poco per capire tutto l’affetto e la stima che provava Deodato per un suo maestro. Antonio Margheriti non è più tra noi, purtroppo ho avuto appena il tempo di conoscere uno dei più grandi artigiani del cinema di genere italiano. Deodato ha girato con lui i primi film da regista della seconda unità, grazie a Margheriti che è riuscito a emanciparsi e a mettersi in proprio. Prima che Margheriti arrivasse Deodato mi ha confessato: “Ora vedrai che differenza c’è tra me e lui. Io dico quel che mi passa per la testa, ci sto poco a pensare. Lui è sempre misurato, diplomatico. È un galantuomo, un personaggio d’altri tempi. Parla tanto ma lo fa con molto tatto”.
Deodato dice sempre pane al pane e vino al vino e anche in quell’occasione non ha lesinato critiche feroci ai giovani autori in concorso, quando lo meritavano. Come non si è risparmiato in complimenti per i più bravi. Alla luce del sole, come suo stile. Deodato sa essere umile e sta volentieri in mezzo ai giovani, che dopo Cannibal Holocaust ne hanno fatto un mito.
Il mio incontro con Deodato nasce con una gaffe e merita di essere raccontato. Avevamo appena assistito a Gay Holocaust, opera in concorso girata dal bresciano Piero Galli. Un mediocre lavoro amatoriale, ma costellato qua e là di trovate originali. Mi imbatto subito fuori della sala in un tipo piccoletto con i capelli bianchi e un marcato accento romano. Non so chi sia. Parliamo del film.
“Non male” dico “un omaggio ironico al cinema di Deodato…”
Lui mi guarda e sorride.
“Bene. Sono contento allora, perché Deodato sono io”.
Avevo visto solo una foto di Deodato, pubblicata su un vecchio libro di cinema di Luigi Cozzi, lui era a cavallo della macchina da presa e aveva poco più di quarant’anni. Non somigliava a quel signore dai capelli bianchi. Abbiamo cominciato così.
Che razza di esperto di cinema sarà mai questo che non mi ha neppure riconosciuto… avrà pensato.
La mia considerazione esprimeva ammirazione per il suo cinema e non era mera adulazione. Questa cosa credo che l’abbia apprezzata.
Abbiamo continuato a parlare dei corti in concorso. Deodato sino a quel momento non era molto soddisfatto della qualità e a un certo punto ha ripensato alla mia gaffe.
“Ma davvero facevo film così brutti?” ha chiesto.
“No, no. Ci mancherebbe altro. Dicevo solo che Gay Holocaust è un omaggio, che l’autore si è ispirato. Tutto qui”.
“Ah, meno male. Però poteva ispirarsi meglio” ha concluso.
Nei giorni successivi Deodato ha parlato a lungo di sé e delle sue prime esperienze nel mondo del cinema. Soprattutto ha raccontato i suoi film cannibali, quelli che bene o male lo hanno reso famoso.
“Ho poco a che spartire con l’horror” mi ha detto “io sono un regista di genere all’americana. Ho fatto di tutto: commedie, thriller, peplum, fantastico… A chi definisce Cannibal Holocaust un film horror rispondo che non l’ha capito e che deve guardarselo bene e storicizzarlo. Era il periodo degli scoop giornalistici a tutti i costi e il mio film è un atto di accusa contro un certo modo di fare giornalismo. Cannibal Holocaust è una pellicola di denuncia ed è il mio lavoro più riuscito”. Dopo la visione, Deodato si è lasciato andare ancora di più. “Non so come ho fatto a girare un film così bello” ha detto.
Non pensate che sia immodestia. Andatevi a vedere Cannibal Holocaust senza pregiudizi e poi ne riparliamo. Nel film si lanciano accuse precise contro il sensazionalismo e la caccia allo scoop, mali dai quali la nostra società è tutt’altro che guarita. Magari poi guardatevi anche un certo The Blair Witch Project che deve molto al capolavoro di Deodato.
Non sono d’accordo con il regista quando dice che lui non c’entra niente con l’horror. Penso che Deodato sia un autore capace di andare oltre il semplice cinema dell’orrore, perché è un geniale contaminatore dei generi. Resta il fatto che le sue pellicole più riuscite sono proprio quelle che riproducono atmosfere tipiche del cinema del terrore. Non per niente i francesi lo hanno soprannominato Monsieur Cannibal, appellativo che a Deodato piace poco, ma che viene utilizzato come titolo pure da Nocturno Cinema. In ogni caso il regista romano, come il medico di Moliere, è destinato a essere, suo malgrado, il signore dei cannibali.
Ruggero Deodato nasce il 7 maggio 1939 a Potenza. Si può dire romano di adozione perché suo padre si trasferisce con la famiglia nella capitale quando lui è appena un bambino.
Deodato dimostra sin da piccolo attitudine per il mondo dello spettacolo. A sette anni dirige un’orchestra e come maestro di musica fa una turnè in Danimarca, si rivela come un vero e proprio enfant prodige! Non è portato per lo studio, suona la musica a orecchio, d’istinto e si rifiuta di andare a lezione da un professore. A quattordici anni abita ai Parioli, un quartiere elegante di Roma dove vive molta gente di cinema. Gli studi di Cinecittà sono a due passi e Deodato conosce molti registi, o meglio, come dice lui, le figlie dei registi. Abita nello stesso stabile di Roberto Rossellini.
“Ho respirato cinema sin da ragazzetto”, confessa Deodato.
Il suo debutto nel cinema avviene come attore, non come aiutante regista, ma come comparsa. Deodato è un pariolino a tutti gli effetti: veste alla James Dean con giacca blu e jeans, possiede un vespone, suona il piano, anima molte feste perché è un abile ballerino e ci sa fare con le donne. È per merito della figlia di Domenico Paolella che il padre lo chiama per Destinazione Piovarolo, che vede protagonista Totò, e successivamente per Il coraggio e I ragazzi dei Parioli. In Destinazione Piovarolo, il futuro regista recita una comparsata alla stazione e deve parlare con Tina Pica contornato da uno stuolo di ragazzini. Ma la sua carriera di attore si interrompe presto, perché lui stesso si rende conto di non avere le carte in regola.
“Feci per un anno o due diversi filmetti, poi mi chiamarono a fare un provino per Fellini, ma dai sedici ai diciotto anni ero cambiato, avevo gli occhiali, ero imbruttito. Fellini non mi prese. Non pensai più di fare l’attore”, confida a Manlio Gomarasca e Daniele Aramu che lo intervistano nel 1996 su Nocturno.
Roberto Rossellini lo fa lavorare come assistente alla regia, anche se suo padre non è molto d’accordo. Il padre di Deodato è un prefetto, una persona molto precisa, convinta che i figli debbano studiare e prendere la laurea, mica fare del cinema. Però alla fine cede.
La collaborazione di Deodato con Roberto Rossellini conta film importanti. Tra questi citiamo: Viva l’Italia (1960), Il generale della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960), Vanina Vanini (1961), Anima nera (1962) e L’età del ferro (1964). È assistente anche di Carlo Ludovico Bragaglia in alcune pellicole, la più importante è Ursus nella valle dei leoni (1962), ma va citata anche Pastasciutta nel deserto (1961). Lavora con Sergio Corbucci ne Il figlio di Spartacus (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Gli onorevoli (1963), Il monaco di Monza (1963), Il giorno più corto (1963), Totò sexy (1963), Johnny Oro (1966), Navajo Joe (1966), I crudeli (1966), Django (1966). Con Bruno Corbucci realizza due film con protagonista Little Tony (i musicarelli che andavano tanto di mda): Marinai in coperta (1967) e Peggio per me… meglio per te (1967), oltre a una serie televisiva con protagonista Alberto Lionello. Quindi è assistente di Luigi Capuano in Anthar l’invincibile (1964) e La vendetta dei gladiatori (1964), ma pure di Mino Guerrini (Il terzo occhio, 1966), e di Gianni Puccini in Amore e matrimonio (1964) e di Riccardo Freda in Giulietta e Romeo (1964). Citiamo l’esperienza con Giorgio Ferroni in Wanted (1967) e con Massimo Franciosa in Pronto… c’è una certa Giuliana per te (1967). Di ben altro spessore la collaborazione con Mauro Bolognini che però si limita a Madamigella di Maupin (1966) e L’amore attraverso i secoli (1967).
Deodato si avvicina al cinema fantascientifico e dell’orrore grazie ad Antonio Margheriti, uno dei suoi maestri riconosciuti. Deodato deve molto all’esperienza accumulata come assistente alla regia in pellicole come: Danza macabra (1964), I Diafanoidi vengono da Marte (1965), Il pianeta errante (1965) e nei serial televisivi di fantascienza che il maestro gira nel 1965 sotto il titolo di Guerra tra i pianeti. Deodato e Margheriti fanno anche l’esperienza di una co -direzione, ma la pellicola è accreditata al regista più anziano. Si tratta di: Ursus il terrore dei Kirghisi (1964). Molti testi considerano Ursus opera di Deodato, altri un lavoro a quattro mani. In realtà pare che Margheriti sia soltanto il supervisore e che Deodato diriga il film.
Per quel che riguarda la sua molteplice attività di assistente alla regia lo stesso Deodato mi confessa di non ricordare bene tutti i film che ha fatto. “Devo averne fatti altri, ma non me ne ricordo perché magari mi chiamavano che erano già iniziate le riprese”, dice.
L’esordio come regista è datato 1968. In un anno Deodato gira addirittura quattro pellicole che spaziano dalla commedia brillante al fantastico-avventuroso. Si tratta di: Donne…botte e bersaglieri, Vacanze sulla costa Smeralda, Gungala la pantera nuda e Fenomenal e il tesoro di Tutankamen. La prima in assoluto è comunque Fenomenal e il tesoro di Tutankamen.
“Ruggero era uno dei miei assistenti più dotati. Avevamo fatto molti film insieme. Però quando si trattò di dare il primo ciak in Fenomenal e il tesoro di Tutankamen si era come bloccato. Fa uno strano effetto la prima volta che ti trovi solo davanti alla macchina da presa e non sei più un semplice assistente. Mi venne a chiamare e chiese il mio aiuto. Bastò la mia presenza per rassicurarlo. Poi le cose andarono lisce come l’olio sino alla fine delle riprese”. Sono parole di Margheriti, pronunciate durante il citato Festival del cinema horror.
Nel 1969, Deodato dirige I quattro del Pater Noster che è una sorta di parodia de I quattro dell’Ave Maria, Zenabel (lo scrive) e alcuni episodi del serial televisivo Triangolo Rosso (Il segreto del lago, Gli amici, L’orologio si è fermato). Nel 1970 è assistente alla produzione in Avventura a Monte Carlo di Giulio Paradisi e nel 1971 torna in televisione con la fortunata serie thriller All’ultimo minuto. Sarà una costante di Deodato l’alternanza di piccolo e grande schermo. Lo fa ancora oggi, come non ha mai smesso di impiegare i ritagli di tempo per girare spot pubblicitari. Su questo Deodato non fa misteri.
“Pagano bene e non è un lavoro così difficile…”.
Certo che la pubblicità non si fa con scopi artistici, però anche là il regista romano lascia sempre il suo marchio di autore sensazionalista.
All’ultimo minuto va avanti con successo dal 1971 al 1973.
Nel 1971 Deodato gira: Il buio, L’ascensore, La scelta, La prigioniera. Nel 1972: Acqua alla gola, Il borsaiolo, Il rapido delle 13.30, Dramma in alto mare. Nel 1973: Allarme a bordo, Il bambino scomparso, L’ultima cifra, Scala Reale.
Torna al cinema con un thriller erotico e un poliziesco atipico: Ondata di piacere (1975) e Uomini si nasce poliziotti si muore (1976). Quindi dirige due film così diversi come Ultimo mondo cannibale (1976), che dà il via alla famosa trilogia, e L’ultimo sapore dell’aria (1978), un lacrima movie (è anche autore del soggetto) girato sulla scia di successi come L’ultima neve di primavera. Il 1979 non si ricorda certo per Concorde Affaire ’79 (noto anche come S.O.S. Concorde) ma per il cult Cannibal Holocaust del quale bisognerebbe parlare per pagine e pagine. La casa sperduta nel parco è del 1980 ed è pensato sotto l’influenza del capolavoro di Wes Craven L’ultima casa a sinistra. Nel 1983 gira I predatori di Atlantide, dove si ritaglia anche una particina come attore, quindi, nel 1984, completa la mitica trilogia con Inferno in diretta (Cut and run), film crudo e spietato forse ancor più di Cannibal Holocaust. Altra incursione nel mondo dell’horror è Camping del terrore (1987), che anche nel titolo paga i debiti di ispirazione con la fortunata serie americana Venerdì 13. I barbari (meglio noto come The Barbarians & Co.) è del 1987 ed è pure una delle ultime cose che si ricordano con piacere, un bel fantasy alla Conan girato senza penuria di mezzi. Non dimentichiamo però anche l’avventuroso Per un pugno di diamanti (noto anche come Lone Ranner) del 1988 e il serial televisivo in cinque parti intitolato Il ricatto (1988), diretto insieme a Tonino Valeri. Notevole ritorno al thriller orrorifico e psicologico con Un delitto poco comune (1988), dove Deodato si ritaglia una minuscola parte da attore. Il regista romano chiude con il cinema (speriamo temporaneamente) con due thriller dai risvolti erotici: Ragno gelido (noto anche come Minaccia d’amore) (1989), dove fa una rapida comparsa da attore, e Vortice mortale (noto anche come La lavatrice) (1994). Entrambi i lavori non sono mai entrati nei circuiti distributivi, anche se del primo è stata realizzata la versione in dvd e recentemente è stato passato su Ski. Nel 1989 scrive e dirige il film per ragazzi (inedito in Italia) Mamma ci penso io. Ruggero Deodato non si ferma. Instancabile nelle produzioni pubblicitarie e sul piccolo schermo. Per la televisione gira: Oceano (1991), firmato anche come autore, la soap opera I ragazzi del Muretto (1994), la mini serie Noi siamo angeli (1996), Sotto il cielo dell’Africa (1999), un lavoro in dodici episodi girato nel continente nero e Padre Speranza (2001) un film con Bud Spencer.
Per completezza un accenno agli spot pubblicitari girati nel corso della sua carriera. Sono oltre mille. Tra i più famosi: Piaggio, Fiat, Philips, Carrera, Seat Ibiza, Renault, Sperlari, Kraft, Polenghi Lombardo, Buitoni, Crodino, Fanta, De Longhi, Beghelli, Malaguti, Valleverde, Aperol, Venus, Peso Forma, Fornet, Imec, Salvarani, …
Deodato gira pure Incantesimo 8 (2008) e questa cosa davvero non me la sarei aspettata. Per farsi perdonare dovrà rientrare al più presto nel mondo del cinema di genere, in quel filone horror che tanto gli ha dato. Ci attendiamo almeno un Cannibal Holocaust 2…
“No” risponde deciso “quello è stato un film importante per la mia carriera ma non è il caso di girare un sequel a distanza di così tanti anni. Ho un progetto nuovo, però. Non resterete delusi”.
Delusi no. Però curiosi lo siamo.
Cosa starà cucinando Monsieur Cannibal?