Il 29 dicembre 1883 muore a Napoli Francesco De Sanctis, il maggiore critico e storico della Letteratura italiana dell’Ottocento, «il fondatore della critica letteraria in Italia» (Gianfranco Contini, Storia della letteratura italiana, Utet, 1968).
Francesco De Sanctis nasce a Morra Irpina il 28 marzo 1817 da una famiglia borghese di proprietari terrieri. Compie gli studi ginnasiali, a Napoli, presso lo zio prete Carlo Maria De Sanctis. Gli studi liceali, invece, li completa presso l’abate Fazzini.
Nell’anno 1833 intraprende gli studi di legge presso l’abate Garzia e contemporaneamente entra nella «scuola privata di lingua italiana» del marchese Basilio Puoti, uno dei punti di riferimento più importanti della cultura partenopea. Nei corsi della scuola di Puoti, De Sanctis incontra il più grande poeta italiano contemporaneo, Giacomo Leopardi.
Nel 1834 comincia ad insegnare nella scuola dello zio Carlo. Nel 1838 insegna Grammatica nella scuola del marchese Puoti. Per interessamento dello stesso marchese De Sanctis viene nominato insegnante di Italiano nella scuola militare di San Giovanni a Carbonara e, poco dopo, passa ad insegnare al Collegio Militare della Nunziatella. In questo Collegio ha come allievi lo storico Pasquale Villari, il filosofo Angelo Camillo De Meis, il letterato Francesco Torraca, il poeta – e suo allievo prediletto – Luigi La Vista, ecc.
Il 18 febbraio 1848 pronuncia il famoso Discorso a’ giovani della sua prima scuola napoletana, dopo la promulgazione della Costituzione, il 10 febbraio 1848, da parte di Ferdinando II.
Falliti i tentativi rivoluzionari, durante i quali vede morire il prediletto Luigi La Vista, il De Sanctis abbandona Napoli e si ripara a Cosenza come precettore in casa del barone Francesco Guzolini. Qui scrive i suoi primi «Saggi critici», cioè le prefazioni all’Epistolario di Leopardi e alle Opere drammatiche di Schiller. Nell’«appartata» Calabria Francesco De Sanctis si accosta a gruppi democratici e mazziniani.
Nel 1850, in quanto mazziniano, viene arrestato e rinchiuso, fino all’estate del 1853, nel carcere di Castel dell’Ovo a Napoli. In carcere impara il tedesco, studia Hegel, traduce alcune parti del Faust di Goethe, compone i drammi Cristoforo Colombo e Torquato Tasso.
Scarcerato viene condannato all’esilio. Imbarcato, nell’estate del 1853, su di un piroscafo alla volta dell’America, riesce a fermarsi a Malta, da dove raggiunge Torino. Subito, nella città sabauda, ottiene un incarico di insegnamento e inizia a collaborare a vari periodici («Il Cimento», «Il Piemonte», ecc.). In questo periodo De Sanctis organizza una serie di conferenze dantesche che rivelano il suo genio e la sua sapienza alla cultura italiana.
Nel gennaio 1856 ottiene l’insegnamento di Letteratura italiano alla Politecnico di Zurigo e al suo corso prepose una lezione inaugurale (A’ miei giovani, ora nei Saggi critici) nella quale spiegava perché l’università svizzera, che pure doveva preparare ingegneri, avesse saggiamente inserito nei suoi programmi un corso di studi letterari: «Non vi meravigliate, diceva. Poiché la Letteratura non è già un fatto artificiale; essa ha sede al di dentro di voi. La Letteratura è il culto della scienza, l’entusiasmo dell’arte, l’amore di ciò che è nobile, gentile, bello; e vi educa ad operare non solo per il guadagno che ne potrete ritrarre, ma per esercitare, per nobilitare la vostra intelligenza, per il trionfo di tutte le idee generose […] Prima di essere ingegneri voi siete uomini, e fate atto di uomo attendendo a quegli studi detti dai nostri padri umane, che educano il vostro cuore e nobilitano il vostro carattere».
Nella città di Zurigo, negli anni 1856-1860, tiene lezioni su Dante, Petrarca, sui poemi cavallereschi italiani, ecc. In quegli anni Zurigo, sede di grande confronto intellettuale, offre al De Sanctis l’occasione di elaborare, acuminare il proprio metodo critico, di approfondire i propri studi letterario-filosofici che formano il materiale dei suoi futuri Saggi critici.
Dalla Svizzera segue con ansia la situazione italiana. Aderisce alle posizioni di Cavour, in vista di un’unificazione del Paese sotto la monarchia sabauda.
Nel 1860 conosce Giuseppe Mazzini. Nell’agosto dello stesso anno ritorna a Napoli. Accetta la nomina a Governatore di Avellino.
Nel 1861 viene eletto deputato del Regno d’Italia. Nel IV Governo Cavour, il primo governo esecutivo del Regno d’Italia, Francesco De Sanctis, nominato tre giorni prima, il 20 marzo diviene il primo Ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia.
Tra il 1865 e il 1870 risiede a Firenze, capitale provvisoria del Regno, dove scrive la Storia della letteratura italiana. La storia è la prima grande sintesi organica di tutta la Letteratura italiana, è «una storia della Letteratura e insieme una storia della vita morale del popolo italiano» (Luigi Russo). È «la più bella storia letteraria che sia mai stata scritta» (René Wellek), «uno dei capolavori della scrittura del nostro Ottocento» (Gianfranco Contini).
Nel 1871 è nominato professore ordinario di Letteratura comparata all’Università di Napoli. Negli anni 1871-1876 tiene, in quella che si suole chiamare la sua seconda scuola napoletana, i celebri corsi sulla Letteratura del XIX secolo. È, ancora, nominato, Ministro della Pubblica istruzione – ricorda il professore critico letterario Giulio Ferroni (Profilo storico della letteratura italiana, p. 733) – nel I e nel III Governo Cairoli (1878 e 1878-1879). Costretto a dimettersi per motivi di salute, continua a impegnarsi sia in campo politico che letterario, ma resta deluso dall’incapacità della Sinistra di moralizzare la vita pubblica. Muore, come scritto in apertura d’articolo, a Napoli il 29 dicembre 1883.
La passione negli e per gli studi letterari di Francesco De Sanctis conservano ma, soprattutto, offrono in quest’«epoca delle passioni tristi» (Benasayag-Schmit) un valore formativo per la nostra esistenza tesa alla felicità.