L’8 giugno 1903 nasce a Bruxelles Marguerite Cleenewerck de Crayencour. Con l’aiuto del padre anagramma il proprio cognome in Yourcenar. Orfana di madre che muore dieci giorni dopo il parto per le complicazioni dovute a una febbre puerperale. Marguerite cresce come una «pellegrina e straniera» per le strade e le culture del mondo. Con il padre passa l’infanzia e la prima giovinezza a studiare latino, greco, italiano. A leggere insieme, e spesso ad alta voce, Ibsen, Tolstoj, Shakespeare, Racine, Omero e Virgilio in lingua originale. A visitare città, paesi (Francia, Inghilterra, Italia), musei. È una bambina, una ragazza, una donna con occhi celesti chiarissimi. Appassionata all’Arte e alla Storia: «l’amore per il Passato – scrive in Memorie di Adriano – si tratta di amore per la vita».
Nel suo primo romanzo Alexis o il trattato della lotta vana (1929) la Yourcenar affronta un tema ricorrente nella sua opera, quello dell’omosessualità. Alexis è una lunga lettera di un giovane marito alla moglie in cui confessa la propria natura.
La passione per la Storia, in particolare per due epoche fondanti (la Roma imperiale del II secolo d.C. e il Rinascimento: la fabbrica del futuro) ispira due dei suoi più importanti romanzi: Memorie di Adriano (1951) e L’opera al nero (1968). Da queste due epoche la Yourcenar foggia due modelli, Adriano e Zenone, due uomini, due figure di virtù e coraggio.
La Yourcenar è una scrittrice-archeologa. Ama scrutare l’interiorità degli uomini e di illuminare i significati più profondi che le loro interiorità nascondono. È una ricercatrice di significati e di modelli sepolti dalla Storia che è necessario far rivivere mentre il tempo – «grande costruttore» – scorre via, lasciando dietro di sé la sua scia di rovine.
Nel tessere Memorie di Adriano – una lunga lettera al nipote adottivo Marco (il futuro imperatore Marco Aurelio) – Marguerite Yourcenar studia, ricerca, vive per anni «in pieno II secolo». Memorie di Adriano è la voce dell’imperatore Adriano che si confessa ripercorrendo la sua vita, mostrando le sue fragilità, l’altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale. Una lettera-testamento che trasmette un sapere tutto tondo ai posteri. Una lettura che, ad esempio, ha subito affascinato Thomas Mann: «sono sotto l’influenza di Memorie di Adriano, un’opera poetica piena di erudizione che mi ha incantato come nessuna lettura aveva fatto da molto tempo».
In L’opera al nero (1968) rievoca il Basso Medioevo che si fa Rinascimento con Zenone. Un’epoca segnata dall’irrazionalità che vede un uomo, Zenone, che si mette in cerca della sua verità.
La produzione yourcenaria è assai vasta. Comprende raccolte di poesie (Fuochi, 1936; La carità di Alcippe, 1956-1974; ecc.), Novelle orientali (1938), i romanzi Il colpo di grazia (scritto a Capri nel 1938 e pubblicato nel 1939) e la Moneta del sogno (1934, riscritto più volte e ripubblicato nel 1959 e. nel 1971, un romanzo ambientato nell’epoca fascista), autobiografie familiari (Care memorie, 1974; Archivi del Nord, 1977; e il postumo Quoi? L’éternité (1988).
Nel 1980 è stata la prima donna ammessa a far parte dell’Académie Française. Nel 1985 fa un viaggio in India da dove invia a Ginevra Bompiani un manoscritto dal titolo Les Trente-Trois Noms de Dieu: piccole poesie, poesie brevissime, senza punteggiatura. Un’opera pubblicata in francese dall’editore Gallimard e che la stessa Ginevra Bompiani avrebbe tradotto, per suggerimento della Yourcenar, in spagnolo. Nell’anno 2003, per celebrare il centenario della nascita della grande scrittrice francofona, la Bompiani li traduce in italiano, una lingua tanto amata da Marguerite Yourcenar.
Nell’opera omnia della Yourcenar protagonista assoluto è l’«io» in un perenne esame di coscienza, affascinato da Età e da città (Roma, Tivoli, Bruges, Capri); un «io» che subisce il fascino della Storia ma che reagisce pure in nome di principi, ideali.
«Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre – scrive la Yourcenar in Memorie di Adriano (pp. 121 e 276) – […] Costruire un porto, significa fecondare la bellezza d’un golfo. Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. […] Ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di “passato”, coglierne lo spirito … significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti. La nostra vita è breve […] Cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti».