Un Primo Ministro, un magnate delle discoteche e un ex detenuto vanno a un matrimonio

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Sembra il titolo di una barzelletta (di quelle del tipo “ci sono un italiano, un francese e un tedesco”). Invece, è avvenuto davvero. Sono stati invitati tutti al matrimonio controverso di uno dei più controversi personaggi dello spettacolo in Australia (non ne faremo il nome per non regalargli pubblicità).

Al matrimonio parteciperanno il premier Albanese e la sua compagna Jodie Haydon. Con loro anche il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns, con la moglie, Anna. E poi una sfilza di personaggi famosi. Di quelli che riempiono le prime pagine dei giornali. Nel bene e nel male.

Tutti insieme al matrimonio di uno dei più controversi personaggi dei media australiani. Un “personaggio” che non mai avuto remore e limiti pur di fare spettacolo e di far crescere l’audience. Questo personaggio non è nuovo a critiche e scoop. Dopo le Paraolimpiadi di Tokyo la stazione radio su cui trasmetteva dovette porgere scuse ufficiali dopo che questo anchorman aveva definito guardarle “orribile”. L’Australian Communications and Media Authority (Acma) ha rilevato che durante il suo show, nel settembre 2021, erano state violate le disposizioni del codice di condotta della radio commerciale realtive alla decenza. In queste trasmissioni non erano mancati commenti denigratori e offensivi per gli atleti e per la comunità, dichiarò Acma in un rapporto. Frasi del tipo “Un povero tizio corse per il salto in alto e poi virò a destra perché era cieco e atterrò sul suo culo a terra”.

Ora il conduttore australiano è tornato a far parlare di sé. Non solo per gli ospiti che parteciperanno al matrimonio, ma per l’evento stesso. Per l’organizzatore del matrimonio sarebbe stata pagata una parcella stratosferica di 250.000 dollari. Solo per i fiori sarebbero stati spesi 150.000 dollari. Somme ragguardevoli anche per chi come lui (si dice) guadagni 5 milioni di dollari all’anno.

Il suo programma radiofonico è in cima alle classifiche di ascolto a Sidney (e non solo). A febbraio scorso il podcast è stato scaricato 4,7 milioni di volte. Questo fa sì che chiunque voglia farsi pubblicità non può fare a meno di partecipare ad almeno una delle sue puntate. Che si tratti di politici in cerca di consenso pubblico o di personaggi dello spettacolo o di soggetti con un passato poco chiaro.

Queste percentuali di ascolto, questi share, hanno dato a questo anchorman un potere enorme: quello di dire quello che vuole anche a rischio di offendere migliaia di persone.

O di spendere una fortuna per un matrimonio mentre in Australia la percentuale di poveri aumenta anno dopo anno. Sì perché l’Australia non è il paradiso oltre oceano che molti potrebbero pensare. “Pensavo che Sydney fosse un contesto con molti punti di incontro tra culture diverse, cosa che invece ho scoperto non essere” ha dichiarato un giovane che ha visitato molti centri sociali durante il proprio servizio civile. “Ho la percezione di una moltitudine di comunità che convivono separatamente, senza nessuno sforzo verso una sostanziale integrazione e ricerca di valori comuni. A Sydney non riesco a percepire una chiara Identità australiana, quanto piuttosto una moltitudine di identità etniche e culturali che convivono ma faticano a creare una vera e genuina condivisione”. In molti campi le criticità sono ormai istituzionalizzate. Come nel settore dei migranti. La bassa densità demografica potrebbe far pensare ad un paese pronto ad accogliere a braccia aperte i migranti. Invece è l’opposto. Dal 1992 per qualunque individuo, non cittadino australiano, presente sul territorio nazionale privo di regolare visto, è prevista la detenzione obbligatoria. Attualmente sarebbero migliaia le persone recluse in centri detentivi. Centinaia in community detention (residenze non controllate fisicamente ma con obbligo di pernottamento). Oltre 1200 sarebbero state trasferite in centri offshore (nella Repubblica di Nauru e sull’isola di Manus, in Papua Nuova Guinea). Una situazione che ricorda la decisione del Regno Unito di spedire i richiedenti asilo in Ruanda e la Grecia di stipare i migranti a Mikonos.

Un mondo che sembrerebbe non avere nulla in comune con lo sfarzo del matrimonio dell’anchorman radiofonico australiano. Come molti personaggi famosi lui vive in un mondo tutto suo. Al di fuori della realtà che lo circonda. Quella realtà che lui dovrebbe raccontare nelle sue trasmissioni. E che invece sono diventate un modo per fare soldi concedendo ampi spazi a questo o a quel personaggio politico. O insultando atleti para-olimpici, Uomini e Donne (con le iniziali maiuscole) che hanno dimostrato con i numeri, i record stabiliti, che il loro è un essere “diversi”, non “inferiori”.  Per certi conduttori questo sembra difficile da capire.

Per loro esistono solo parole come “audience” e “share”. E se per aumentare entrambe devono insultare qualcuno, ben venga: anche se si tratta di dire che un’attrice (Magda Szubanski) dicendo che “potrebbe essere magra” se fosse in un “campo di concentramento”.

Secondo Kathryn Shine, professoressa associata di giornalismo alla Curtin University, molti politici sono attratti dal potere che hanno alcune figure dei media: “Partecipare al matrimonio di qualcuno suggerisce che hai una sorta di relazione personale con loro”, ha detto la Shine. “Penso che i politici riconoscano che alcune personalità dei media possono essere molto influenti”, ha aggiunto. “Ma direi che se vuoi attingere a quell’influenza, puoi farlo attraverso una relazione professionale più amichevole. E penso che sia importante per i politici scegliere amici che riflettano i propri valori”. E non persone che, pur di vedere scritto il loro nome sui media o di fare un punto in più di share, sarebbero pronti a spendere un addobbo floreale 150mila dollari. O a invitare al proprio matrimonio un Primo Ministro, un magnate delle discoteche e un ex detenuto.

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