Unicef: ecco i dati che riguardano lo scarso accesso all’assistenza sanitaria combinati con la perdita economica causata dalla pandemia

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Nella maggior parte dei paesi OCSE, meno di 4 bambini su 5 si ritengono soddisfatti della propria vita. A registrare il livello più basso è la Turchia (53%), seguita da Giappone e Regno Unito (!). Molti bambini non ricevono dalle proprie famiglie il supporto di cui hanno bisogno. Troppi sono vittime di bullismo o soffrono di una salute mentale significativamente grave. É la Lituania a registrare i tassi di suicidio più alti fra gli adolescenti, una delle cause principali di morte fra i bambini e i ragazzi di 15-19 anni nei paesi ricchi! In oltre un quarto dei paesi “ricchi” la mortalità dei bambini è ancora superiore a 1 ogni 1.000.

Il 95% dei bambini in età prescolare è iscritto a programmi di apprendimento organizzati ed è in calo il numero dei Neet (i giovani tra i 15 e i 19 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione). Eppure, il 40% dei bambini non possiede competenze di base di lettura e matematica entro i 15 anni. Ma non basta. Nella maggior parte dei paesi, almeno un  bambino su cinque non ha fiducia nelle proprie capacità sociali nel poter fare nuove amicizie.

Anche obesità e sovrappeso sono un problema sempre più grave fra i bambini: nei paesi OCSE, un bambino su tre è o obeso o in sovrappeso (si considerano sovrappeso le persone con un indice di massa corporea, IMC, superiore a 25, mentre un IMC superiore a 30 è sinonimo di obesità). A livello mondiale, si prevede che il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e 19 anni passerà da 158 milioni nel 2020 a 254 milioni entro il 2030. Negli Stati Uniti tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 2 e 19 anni l’obesità è aumentata di oltre un terzo, negli ultimi 15 anni. Oltre a tutti i problemi legati alla salute (diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione, cancro, disturbi alla cistifellea e a un’aspettativa di vita più breve), l’obesità anche “ha notevoli ripercussioni emotive e relazionali, limitando la partecipazione alla vita sociale e riducendo l’autostima” si legge nel rapporto. Un problema grave specie per le ragazze. Risultato? In alcuni paesi ricchi, oltre 10 adolescenti tra i 15 e i 19 anni su 100.000 decidono di togliersi la vita!

É quanto emerge dal Report Card 16, lo studio realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef sulla situazione dei minori nei paesi dell’OCSE e dell’UE e presentato nei giorni scorsi.

“Molti dei Paesi più ricchi del mondo, che hanno le risorse necessarie per garantire a tutti i bambini una bella infanzia, stanno fallendo – ha dichiarato Gunilla Olsson, direttore dell’Unicef Innocenti – A meno che i governi non intraprendano azioni rapide e decise per proteggere il benessere dei bambini nell’ambito delle loro risposte alla pandemia, possiamo continuare ad aspettarci un’impennata dei tassi di povertà fra i bambini, un deterioramento della salute mentale e fisica e un crescente divario di competenze tra i bambini. Il sostegno alle famiglie e ai bambini, legato al Covid-19, è tristemente inadeguato. Bisogna fare di più per garantire ai bambini un’infanzia sicura e felice, ora”. 

Se, da un lato, non sorprende trovare ai primi posti tra i migliori paesi dove “essere un bambino” Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia, dall’altro lascia a bocca aperta trovare gli Stati Uniti d’America al terzultimo posto della graduatoria. Peggio solo Bulgaria e Cile (ultimo assoluto tra i paesi OCSE). Anche altri paesi hanno ottenuto risultati inaspettati: Malta 34esima (su 38 paesi) seguita dalla Nuova Zelanda. E poi il Canada “solo” 30esimo e il Regno Unito 27esimo. 19esima  l’Italia, al centro della classifica, penalizzata soprattutto dalla 31esima posizione sulla salute fisica.   

I ricercatori hanno confrontato i dati nazionali adottando un “approccio multi livello all’analisi del benessere, adattandolo per favorire i confronti internazionali”, un modello basato su sfere di influenza concentriche simile a quello sviluppato dallo psicologo americano Urie Bronfenbrenner per spiegare come i bambini interagiscono con l’ambiente in cui vivono e come questo influenzi il loro sviluppo. Al centro dell’analisi i bambini, il mondo che li circonda e il mondo in generale. Vengono analizzate progressivamente l’insieme delle Attività e Relazioni (ad esempio, quelle con la famiglia o con i coetanei), le Risorse e le Reti di relazioni, e poi le “Politiche ed il Contesto” (che includono i programmi nazionali che interessano i bambini, come le politiche sociali, l’istruzione e la sanità), e il Contesto (che comprende fattori economici, sociali e ambientali che influenzano il benessere dei bambini direttamente o indirettamente).

Il primo problema ad emergere è stata la carenza di dati: in molti casi erano limitati o non completi, in particolare, per quanto riguarda il benessere mentale, la violenza di cui sono vittime tanti bambini e la loro tutela, e la possibilità per loro di partecipare, di esprimere la propria opinione e di scegliere (che pure è uno dei principi di base  della Convenzione dei Diritti del Fanciullo). Tutti temi che secondo i ricercatori “i dipartimenti statistici dei vari governi e la comunità di ricerca internazionale devono urgentemente affrontare”.

Una situazione resa ancora peggiore dall’epidemia di Covid-19: nella prima metà del 2020 la maggior parte dei paesi OCSE ha chiuso le scuole chiuse con conseguente permanenza a casa con famiglie e parenti, spesso carichi di ansia. Scarso accesso all’assistenza sanitaria combinato con la perdita economica causata dalla pandemia hanno peggiorato la situazione già grave fino a renderla in molti casi catastrofica per il benessere di milioni di bambini.

Foto: Unicef.it

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