La politica è una virtù parimenti all’arte ed alla filosofia, infatti in altre sedi ho parlato di F.A.P. , un acronimo che inserisce in un unico vocabolo quanto sia stretto il legame di ideologie e discipline che nella antica Grecia erano tutt’Uno. La politica si fa, cosi come le arti, il verbo fare-creare evidenzia le possibilità dell’uomo, ma fino a che punto l’uomo comprende il possibile e la volontà? In un capoverso della grande preghiera si legge: “Sia fatta la tua volontà”. “Tua” non è altro che l’estensione delle capacità che talvolta deleghiamo a quell’altro da noi, ma è impossibile trovarne l’attuazione, fare e volere sono i requisiti che possiede l’uomo , la frase della preghiera la dovremmo recitare come mantra quotidiano, un augurio da donare a noi e soprattutto all’altro che non è diverso da noi, come se volessimo esortare nell’ insieme “mondo” tutti gli esseri senzienti a praticare le facoltà che abbiamo nel patrimonio genetico.
Ogni uomo, e Dante ce lo ha insegnato attraverso la Commedia, passa per la selva oscura, perché deve guardare sé stesso denudato da ogni orpello formale, dobbiamo esigere da noi quel tanto quanto basta per affrontare i chiodi del pregiudizio quale pretesto del giudizio, il comune pensiero ogni giorno crea nubifragi attraverso parole che non vengono pesate sulla bilancia della coscienza. Siamo nel tempo che urge la decostruzione di vecchi paradigmi e attuarne di nuovi, abbiamo bisogno di quegli uomini che passando per la selva sono arrivati lì, in quella dimensione dove “riveder le stelle” e capire quali azioni sono importanti per ricostruire la terra che è stata il crocivia di diverse culture, una terra inter-attiva che, se pur avendo dovuto rinunciare a molto, adesso pare si stia risvegliando dal torpore causato da innumerevoli crisi, eventi, intrecci, che, probabilmente ha avuto quel nefasto bisogno di trovare un capro espiatore.
Se davvero abbiamo bisogno di andare avanti e di ricostruire allora è l’ora esatta per fare tesoro delle esperienze e mettere nell’avello sepolcrale le ideologie che in questo ventennio hanno solo creato equivoci e creato contesti della non-possibilità di azione.
Un partito è morto per risorgere ancora più forte, rinnovato con fondamenta stabili e soprattutto sorretto da una mentalità diversa rispetto a quello di un tempo, che ormai è un diafano ricordo, in questo contesto ritroviamo Alessio Savona, un giovane uomo che non si è lasciato forgiare da un martello e da un incudine troppo rancidi. Uomo che non ha perso la speranza, che ha nutrito dentro sé gli insegnamenti del padre Riccardo, uomo di indiscutibili virtù, che ha investito per oltre mezzo secolo della sua vita al servizio di una politica vera per una Sicilia viva. Alessio, ereditando il bagaglio di insegnamenti del padre oggi va incontro alle esigenze della gente, di quel popolo che ha cominciato a sentire l’esortazione a vivere il suolo di una terra ricca di cultura, di storia, di cervelli pensanti. Vicino alle realtà dei giovani, ai loro sogni, alle loro esigenze, non si esime d’ esserne il portavoce, interessato alle loro problematiche, cerca con le sue forze di innescare quel sentimento di speranza ancora all’alba. Savona è consigliere nazionale della DC, ed in questo periodo, di grandi impegni, cerca di portare il “quid” risolutivo atto a dare nuova luce all’isola. Quindi portavoce di quel simbolo che affianca la voce di un popolo che più che mai vuole essere ascoltato, Alessio volge la sua gratitudine a quell’uomo che è segretario e padre politico del partito: Salvatore Cuffaro, che dopo anni di prove è riuscito a risorgere da quel contesto non suo, non sposo della sua ideologia.