Diciamo subito che le due pellicole presentano analogie solo perché appartengono al genere dei film corali e vacanzieri nati da una costola di Vacanze d’inverno (1959) di Camillo Mastrocinque. I Vanzina non fanno mistero di realizzare cinema citazionista, di ispirarsi al neorealismo rosa e alla commedia all’italiana classica, generi popolari che tentano di rivitalizzare. Vacanze d’inverno racconta le vicissitudini comiche del ragioniere Alberto Sordi in vacanza a Cortina d’Ampezzo, perché la figlia ha vinto un concorso televisivo, collegate con storie di conti, contesse, attrici, principi e uomini d’affari. Vittorio De Sica è il portiere dell’albergo e tiene le fila di una sorta di film a episodi uniti dal tenue collante della location e del periodo vacanziero. Questo è il prototipo dal quale partono i Vanzina, che si ispirano alla sceneggiatura di Rodolfo Sonego, Oreste Biancoli e Jacques Sigurd per costruire un film a base di storie parallele che si intersecano e di comicità allo stato puro.
Vacanze di Natale (1983)è una riuscita fotografia in chiave comica dell’Italia vacanziera degli anni Ottanta, esce dopo il grande successo di Sapore di mare (1982) e Sapore di mare 2 – Un anno dopo (1983), può definirsi quasi una versione natalizia del primo film e si avvale di molti interpreti collaudati nei vacanzieri – balneari. Vacanze di Natale è la pellicola che dà il via al fenomeno commerciale del cinepanettone, ma è ben altra cosa da quello che il filone (ormai un vero e proprio sottogenere) è diventato.
Siamo a Cortina D’Ampezzo dove incontriamo varie tipologie di ricchi milanesi in vacanza, sono i prodotti della Milano da bere craxiana, industriali e capitalisti rampanti, imprenditori privi di scrupoli e arricchiti. I Vanzina immortalano alcuni caratteri ben definiti dell’alta borghesia, pure se come sempre restano in superficie e cercano di strappare la grassa risata invece di insistere sul tema sociale. Vediamo un industriale disinvolto che trascura la moglie ma cerca di convincerla che non la potrebbe trattare meglio, una coppia borghese va avanti tra reciproci tradimenti, una ricca famiglia romana sfoggia soltanto arroganza e alcuni burini arricchiti si permettono la vacanza sulla neve. Billo (Calà) è un pianista latin lover che dopo dodici anni ritrova il primo amore Ivana (Sandrelli), sposata con il cummenda milanese Donatone (Nicheli). Mario (Amendola) è il figlio di due macellai (Brega e Di Lorenzo) che si innamora della bella Samantha (Huff), fidanzata di comodo per Roberto (De Sica), figlio gay di due burini arricchiti (Garrone e Como). La trama non è così importante, perché il film è un susseguirsi di battute tra le mani di validi attori, una sorta di Sapore di mare versione alpina, spostato nella realtà degli anni Ottanta. I Vanzina confezionano una serie di storie che ricordano il vecchio Vacanze d’inverno. Se solo riuscissero a prendere posizione e a non aver paura delle cose che dicono, potrebbero ambire a diventare i nuovi fustigatori del costume italiano. La pellicola è ottima, anche per merito degli attori, soprattutto Jerry Calà, vero mattatore della storia e mai così in forma. Claudio Amendola è un ottimo figlio di burini, Mario Brega è immenso come romanissimo macellaro in vacanza, ben coadiuvato da una perfetta moglie come Rossana Di Lorenzo. Christian De Sica è bravissimo nella parte del gay e in più di un’occasione sembra imitare Alberto Sordi. Riccardo Garrone e Rossella Como sono notevoli come burini arricchiti. Stefania Sandrelli è affascinante e professionale come sempre. Karina Huff tenta di recitare con la solita espressione allucinata, sfoggia occhi azzurri e capelli biondi, ma non è una grande attrice. Moana Pozzi interpreta una delle compagne di Jerry Calà e si intravede in un ruolo secondario, prima di passare al porno.
Vacanze di Natale è il primo di una lunga serie di film vacanzieri dei tempi moderni, viene girato soltanto in tre settimane e incassa la bellezza di 2.997.000.000 di lire. Un film che ha segnato un’epoca, al punto che nel 2003 è stata organizzata una serata commemorativa per il suo ventennale. Mereghetti concede due stelle nel suo celebre Dizionario e afferma: “Un successo epocale: Vanzina riprende una formula fine anni Cinquanta e cattura spettatori di età diverse, offrendo uno specchio ammiccante, scevro di qualunque cattiveria e appena aggiornato ai tempi”. La colonna sonora gioca un ruolo importante nel successo della pellicola, perché è costituita da brani musicali che rappresentano – come in Sapore di mare – il leitmotiv di un periodo storico. Ricordiamo: Amore disperato di Nada, Ancora di Edoardo De Crescenzo, Aria di casa mia di Sammy Barbot, Aumm Aumm di Teresa De Sio, Dance all night di Lu Colombo, Dolce vita di Ryan Paris, Grazie Roma di Antonello Venditti, I like Chopin di Gazebo, I want you di Gary low, L’anno che verrà di Lucio Dalla, Maracaibo di Lu Colombo, Moonlight shadow di Mike Oldfield (vocal Maggie Reilly), Musica Musica di Ornella Vanoni, My love won’t let you down di Nathalie, Nell’aria di Marcella Bella, Nothing’s happening by the sea di Chris Rea, Paris Latino di Bandolero, Senza di te di Anna Oxa, Sunshine reggae di Laid Back, Teorema di Marco Feradini e Vita spericolata di Vasco Rossi. La sigla di apertura Moonlight Shadow di Mike Oldfield (vocal di Maggie Reilly) è stata inserita anche in Vacanze di Natale 2000, ma non in versione originale. La Virgin Records chiedeva oltre 200 milioni per i diritti …
È vero che il film abbonda di vecchi stereotipi e che il regista gioca sulla vena malinconico – nostalgica alla Sapore di mare, ma è altrettanto vero che diverse battute restano indelebili nell’immaginario collettivo. Jerry Calà è incontenibile. “Non sono bello. Piaccio!”, è una sua frase tipica, pronunciata strabuzzando gli occhi. A Marilù Tolo che sospira: “Madonna!”, dopo aver fatto l’amore, risponde: “Va bene che faccio miracoli, ma non esageriamo. Siamo a Cortina, mica a Lourdes!”. Alla Sandrelli come compra uno sciampo alla camomilla chiede: “Come mai alla camomilla? Hai il capello agitato?”. Non mancano le battute ispirate alla pubblicità (Cesare Ragazzi) e alle canzoni di Battisti (Una donna per amico), Mina, Celentano, Iglesias, Dalla e Vasco Rossi. Va in bianco con Moana Pozzi perché pensa alla Sandrelli, si guarda allo specchio ed esclama: “Vorrà dire che invece di un bianco Natale, passerò un Natale in bianco!”. E poi prosegue con “Parliamone! Da nudi ci si sfoga meglio…” e “Abbiamo fatto il mundialito del sesso!”. La battuta migliore arriva quando la Sandrelli che programma di stare sempre con lui e di non lasciarlo più, perché deve recuperare dodici anni. Lui la guarda con aria afflitta e risponde: “Guarda che io in questi dodici anni non è che mi sia rotto proprio le balle, eh!”. E così la Sandrelli torna a consolare il marito che ha avuto un incidente stradale ed è stato tradito dalla macchina.
Christian De Sica è più in ombra, ma sono memorabili i suoi Nun me angoscia’ rivolti a Karina Huff e l’elogio dei fusilli di ritorno dagli Stati Uniti, che ricorda il Sordi del maccherone m’hai provocato e io te magno! Quando lo scoprono a letto con un uomo, i genitori esclamano: “Pure un figlio frocio!”. E lui ribatte: “Che frocio? Moderno …”. Emblematica la risposta dell’arricchito Garrone, che non parla mai, se non per dire banalità: “Ti parlo come un padre. Ma vedi d’anna’ affanculo!”. Il resto del cast è all’altezza della situazione. Guido Nicheli è un cummenda perfetto, il ruolo della vita che ripeterà all’infinito, sempre pronto a dare mance, fissato sui motori, tutto improntato sulla filosofia dell’apparire. Marilù Tolo è sotto utilizzata, ma se la cava bene come moglie fedifraga di un marito piccolo e calvo ben impersonato da Roberto Della Casa. Licinia Lentini si vede poco come bellona di turno, una mignottona soprannominata la mandrilla di Recanati, reclutata da Jerry Calà per tener buono Nicheli. Antonella Interlenghi è molto carina, ma la sua presenza è oscurata da un ruolo da fidanzata gelosa che non sopporta le fisse calcistiche del suo uomo. Brega dà il meglio di sé quando fa i regali ai familiari durante la cena di Natale e per ogni presente grida il prezzo a voce altissima, ma pure quando rimpiange Ovindoli, perché con i soliti soldi si facevano tre settimane. La citazione della commedia all’italiana raggiunge il massimo nella scena dove le tre amanti di Calà si nascondono nell’armadio e fanno reciproca conoscenza.
Il finale malinconico tocca le corde della nostalgia quando i clienti se ne vanno, pianista e barman restano soli in attesa di una nuova stagione. “Non vedo l’ora che arrivi l’estate” mormora Calà. Il regista sfuma dalla montagna, fa passare i mesi in un istante e ci porta in Costa Smeralda per mostrare come sono cambiate le vite dei protagonisti. Per il pianista è sempre molto dura, è piano di donne e si deve portare il lavoro a casa. Maracaibo, colonna sonora latineggiante, indica la fine di una storia caratterizzata da un’ottima fotografia che incornicia un film corale, un mix di musica e comicità.
Vacanze di Natale 2000 deriva dalla medesima ispirazione del primo Vacanze di Natale ma è una pellicola molto inferiore che possiamo inserire tra i cinepanettone puramente commerciali. Aurelio De Laurentiis richiama i Vanzina per una sorta di operazione nostalgia, che giunge dopo il modesto Vacanze in America (1984) e i successivi Vacanze d’estate (1985) di Ninì Grassia, Vacanze di Natale ’90 (1990) di Enrico Oldoini, Vacanze di Natale ’91 (1991) di Enrico Oldoini, Vacanze di Natale ’95 (1995) di Neri Parenti e perfino Vacanze sulla neve (1999) del vecchio maestro Mariano Laurenti. Tutti prodotti di scarso livello, ma sempre grandi successi al botteghino, se si esclude il tardo musicarello laurentiano.
Vacanze di Natale 2000 vede come scenario ancora una volta Cortina d’Ampezzo, ma per il Capodanno di fine millennio. Lo schema delle storie incrociate si rinnova, anche se i tempi cambiano e i Vanzina cercano di realizzare uno spaccato delle nuove cafonerie italiane.
Un napoletano (D’Angelo) ha vinto il Superenalotto e si concede una vacanza da miliardario con la numerosa famiglia al seguito, sperperando denaro come un rozzo arricchito. Un romano coatto (il solito Salvi nei panni de Er Cipolla) viene chiamato a fare l’arredatore di interni nella casa dei ricconi che organizzano il party di fine anno. Un ricco avvocato romano (De Sica) litiga con il consuocero milanese (Boldi) e insieme si ritrovano in diverse situazioni paradossali. Uno studente che fa il commesso (Giarretta) si finge ricco per conquistare una sciampista (Ferri) che per non essere da meno si dice nipote di una contessa. Un amico (Rocco) è pure lui commesso, sta al gioco dei ricconi, ma finisce a letto con Megan Gale, che si trova a Cortina per girare una pubblicità. Nel consueto film corale di fine anno irrompe la bellezza di Carmen Electra, improbabile amante cubana di Boldi che si fidanza con il figlio. La trama non è la cosa più importante di una storia che rappresenta un tentativo di fare satira di costume e di bissare il successo del primo film della serie. Vacanze di Natale 2000 è un film girato con tempi televisivi, basato su una serie di storielline da soap opera, spesso poco credibili e persino mal costruite. Si tratta di un film scadente che strappa pochi sorrisi ed è sempre più ammiccante verso il mondo televisivo, preso a paradigma di una società deprimente. La comicità è a base di scivoloni sulla neve, capitomboli, battutine alla Boldi stile “Come godo …”, tradimenti presto scoperti e non si risolleva mai dal livello pochade. Tentativi di critica sociale in poche battute: “Siamo l’Italia del Superenalotto” e in una resa al buffet che sottolinea la cafonaggine dei nuovi ricchi. Si passa a borghesi ignoranti che storpiano il nome dello scrittore Baricco in Baracco/Barocco e lo usano come sonnifero. Tematiche portanti del film sono: la televisione (onnipresente), Beautiful, il Costanzo Show, i burini arricchiti e i nobili decaduti. “Altro che Sestola!” esclamano due ragazzi spiantati che si fingono ricchi. Ridicola la storia dell’amante cubana di Boldi – che entra in scena al ritmo de La flaca – come se da Cuba si potesse prendere un aereo per andare a far visita a un amante italiano. I Vanzina potevano rendere tutto più realistico cambiando la finta nazionalità di Carmen Electra (Esmeralda), magari spacciandola per venezuelana. Possibile non sapere che da Cuba non si esce liberamente e che nessun cubano ha la possibilità di comprare un biglietto di aereo? Boldi è patetico quando vorrebbe rimandare a casa la ragazza: “Qui si mangia polenta e osei e a ti no te gusta la polenta. Qui fa frio …”. Carmen Electra pronuncia una frase che una cubana non direbbe mai: “Sono venuta in Italia a far la cameriera!”. La maggior parte delle ragazze cubane farebbero carte false per venire in Italia a fare le cameriere. Le sceneggiature devono essere realistiche e bisogna documentarsi sule cose che si scrivono. Volgarissima la battuta di Boldi: “Non sono un hombre de mierda sono una mierda de hombre!”. Irreale anche la scena di Megan Gale nella sauna insieme agli uomini e soprattutto poco credibile che preferisca la pizza a forma di cuore con Nino D’Angelo alla gita in elicottero con il riccone. Ma siamo in una fiaba… Enzo Salvi nella parte dell’ex tossico Er Cipolla è quasi fastidioso con le sue grida acute e volgari (“Perché se ve pijo ve faccio piagne!”).
Gli attori restano la cosa migliore del film, perché Boldi e De Sica se la cavano con professionalità, Nino D’Angelo interpreta un napoletano arricchito da manuale e Monica Scattini è brava a impersonare una moglie borghese con la puzza sotto il naso. Megan Gale – fresca di successo pubblicitario come testimonial dei telefonini Omnitel – interpreta se stessa e non porta al film niente di più di una prorompente bellezza. È molto sensuale vestita da Babbo Natale supersexy, ma Carmen Electra non è da meno in una danza da cubista che Boldi stigmatizza con un ignobile gioco di parole: “Una cubista di Cuba. Un cubana cubista …”. Assistiamo a una lunga citazione della commedia sexy quando Boldi e De Sica invitano alla festa Megan Gale e finiscono con lei sotto la doccia, mentre nell’altra stanza c’è il compagno della ragazza. La bella Megan si fa la doccia e i due comici restano interdetti con gli occhi fuori dalle orbite, ma il regista non mostra niente, fa solo intuire. Le volgarità non mancano. Tra tutte citiamo una caccola di Boldi lasciata in mano al cameriere come mancia. Finisce tutto con un perfetto Capodanno cafone organizzato dai napoletani arricchiti che sono l’emblema dell’Italia del Superenalotto. “Chi ha avuto ha avuto ha avuto … chi ha dato ha dato ha dato …”. Il tappo dello spumante finisce in bocca a Boldi e la pochade continua. Ancora più penosa la parte del Capodanno coatto di Salvi che istruisce un gruppo di austriaci su come si parla romanesco. Nino D’Angelo recita una patetica poesia sulla miseria che ricorda la sceneggiata napoletana e i peggiori musicarelli, ma si lascia andare a una velata critica sociale: “In Sardegna ci sono già troppi cafoni. Se veniamo pure noi è finita”. Boldi e De Sica finiscono sulla pista a bordo di uno slittino, si perdono nella neve, fanno i poeti e sognano un mondo impossibile (“La prima alba del Terzo Millennio”, “Vogliamo un mondo nuovo”, “Niente tasse, niente mogli, riapertura dei casini …”), ma arrivano subito le rispettive consorti. “A me questo Terzo Millennio mi sta già sulle balle. Meglio i favolosi anni Sessanta” concludono.
Il finale rispecchia il tono da pochade e finisce in bagarre con gatti neri e scivoloni, battute coatte di Salvi (“A fracicone!”, “C’ho un Calippo in mezzo alle gambe!”…) e improbabili baci in piazza tra un ragazzino e Megan Gale. La presentazione musicale dei personaggi prima dei titoli di coda è forse la cosa più riuscita della pellicola.
I Vanzina non faranno più film natalizi in senso stretto, anche se lavori come Olè strizzano l’occhio al genere ed escono nel periodo dell’anno più propenso a facili incassi.
Vacanze di Natale (1983)
Regia: Carlo Vanzina. Soggetto e sceneggiatura: Carlo ed Enrico Vanzina. Fotografia: Claudio Cirillo. Musica: Giorgio Calabrese. Suono: Carlo Palmieri. Scenografie: Fiorenzo Senese. Costumi: Danda Ortona. Montaggio: Raimondo Crociani. Produzione: Luigi e Aurelio De Laurentiis per Filmauro. Distribuzione: Gaumont. Interpreti: Jerry Calà, Christian De Sica, Stefania Sandrelli, Claudio Amendola, Antonella Interlenghi, Karina Huff, Guido Nicheli, Paolo Baroni, Rossana Di Lorenzo, Mario Brega, Riccardo Garrone, Marco Urbinati, Rossella Como, Marilù Tolo, Roberto Della Casa, Licinia Lentini, Robertya Lerici, Jasmine Maimone, Moana Pozzi, Giovanni Brunelli, Clara Colosimo, Renata Del pozzo, Michele Vigliante, Monica Nickel, Ornella Pacelli, Franca Scagnetti, Elisabetta Focardi, Lamberto e Federico Caprara.
Vacanze di Natale 2000 (1999)
Regia: Carlo Vanzina. Soggetto e sceneggiatura: Carlo ed Enrico Vanzina. Fotografia: Gian Lorenzo Battaglia. Musica: Manuel De Sica. Montyaggio: Luca Montanari. Scenografie: Tonino Zera. Produzione: Aurelio De Laurentiis per Filmauro. Distribuzione: Filmauro. Interpreti: Massimo Boldi, Christian De Sica, Megan Gale, Enzo Salvi, Nino D’Angelo, Carmen Electra, Monica Scattini, Irene Ferri, Marites, Virginie Marsan, Emanuela Grimalda, Francesca Romana Messeri, Micaela Ramazzotti, Andrea Castoldi, Paolo Conticini, Gianmarco Rocco Di Torrepadula, Andrea Lupo, Ciro Esposito, Adriano Pantaleo, Nunzia Schiano, Ernesto Lama, Barbara Alberti.