Il cinema è soprattutto una questione di facce e alcune di queste meriterebbero un brevetto. Attori e attrici in grado di portare serenità alla prima espressione. Walter Matthau è uno di quegli artisti che ha saputo tranquillizzare il pubblico partendo dalla base per diventare un elemento fondamentale di qualsiasi film. Alcuni titoli che l’hanno visto protagonista o antagonista sono ancora oggi “irresistibili”. Attraverso un viso indescrivibile Matthau riusciva a prendere un film e farlo suo, anche e soprattutto quando il suo ruolo non era quello del protagonista. Sornione, burbero, emotivo o compassionevole; la gamma di espressione che l’attore americano riusciva ad assumere era ed è immensa.
Matthau è uno dei pochi “caratteristi” che la storia ricorda più del protagonista , insieme difficile da conquistare perché ricco di nomi che hanno scalato la loro arte uscendo dal concetto di ruolo stesso. George Raft, Everett Slone o Edward G Robinson sono solo alcuni dei professionisti che hanno saputo cancellare il ruolo secondario e l’hanno fatto attraverso il loro talento sopraffino. Matthau ha esordito da comprimario ma la sua natura atipica è palese e in pochi anni le dimensioni dei suoi ruoli si ampliano. Registi come Elia Kazan, Micheal Cutiz o Nicolas Ray comprendono immediatamente le profonde capacità dell’attore newyorkese ma sarà Billy Wilder a lanciare Matthau affiancandogli Jack Lemmon. I due, nel film “Non per soldi ma per denaro” daranno vita a una delle coppie più divertenti del cinema di sempre. La recitazione del burbero Walter è intuitiva si rifà alla grande tradizione del teatro ma anche alle comiche di Oliver Hardy, personaggio cui l’attore si ispirerà per molto tempo. Una carriera interessante e molto diversificata che ha saputo regalare importanti prove fino alla fine . Partendo dal cinema classico Walter Matthau ha reinventato il suo personaggio con interpretazioni divertenti e di spessore ma soprattutto mantenendo intatto il suo sguardo profondamente umano.
Non per soldi ma per denaro Billy Wilder 1966
Dopo un incidente durante alcune riprese un cameraman si lascia convincere dal cognato a fingere una menomazione per truffare l’assicurazione. L’uomo, di animo gentile, è combattuto sul dire o meno la verità. Il film è una riflessione sulla moralità raccontato come una commedia umana. I personaggi sono sfumati e le situazioni ironiche nascondono una buona dose di onestà intellettuale. Straordinaria interpretazione di Matthau che riesce a trasformare il peggior individuo della vicenda in un simpatico e disincantato truffatore. Primo film della coppia fa subito intuire come i due attori si completino arrivando a formare un’intesa perfettamente ritagliata su personalità sceniche che non abbandoneranno più. Scritto da Wilder come fosse un romanzo Non per soldi ironizza sulla società americana dei primi anni sessanta andando a mostrare le ipocrisie del periodo storico ma anche il profondo senso del dovere di una generazione cresciuta con dei valori. Willie Gingirch (Matthau) è il prototipo dell’uomo moderno forzatamente disincantato e furbescamente privo di qualsiasi scrupolo ma solo in apparenza. Dietro ogni azione di quest’avvocato si nascondono un senso d’abbandono e una paura che Wilder riesce a trasformare in siparietti tramite una sceneggiatura puntuale e sagace.
I ragazzi irresistibili Herbert Ross 1975
Una coppia comica di enorme successo non riesce a trovare la medesima affinità nella vita reale. Termina il loro tempo e i due si ritrovano a vivere di ricordi e di acciacchi. Grazie a un varietà televisivo torneranno a calcare le scene ma solo dopo essere riusciti a non prendersi troppo in giro a vicenda. Il film è un divertentissimo spaccato di quello che doveva essere lo spettacolo durante i primi anni del novecento. Matthau e Burnes (i protagonisti) mettono in scena situazioni degne del vaudeville e lo fanno con sapiente mestiere . L’operazione nostalgia in cui i due vecchietti sono coinvolti non è altro che una riflessione sui tempi che furono e su quel rapporto maschile dove le emozioni erano da non manifestare mai. Incomprensioni a parte la vicenda, d’impianto teatrale, regge su piccoli siparietti che divertono il pubblico e trasmettono una lieve riflessione sulla notorietà e sui sentimenti. Il successo passa e l’età avanza ma il talento si conserva fino alla fine. Una sceneggiatura ritagliata per mettere in risalto i due artisti lascia il dovuto spazio all’improvvisazione rendendo un tributo allo spettacolo nell’accezione più classica del termine.
Pirati Roman Polanski 1985
Dopo essere naufragati il capitano Red e l’attendente Ranocchio vengono tratti in salvo da un galeone spagnolo. Dopo aver sobillato la ciurma, i due s’imbattono in una serie di avventure che li porteranno a una nuova deriva della loro vita. Pirati è un film atipico per Roman Polanski, l’esaltazione dell’avventura in un momento ( gli anni 80) dove il genere picaresco non era certo facile da proporre. L’interpretazione di Matthau è il valore aggiunto su cui ruota tutto, l’attore riesce nell’intento di portare capitan uncino al cinema tenendone intatta la personalità ma senza mai cadere nella farsa.
Molto prima di Sparrow\Deep o del Peter Pan di Spielberg, Polanski confeziona un film tributo alla libertà dell’uomo dove l’azione è l’unico effetto speciale. Scene come quella del pranzo con il topo valgono una visione per qualsiasi amante del mezzo che voglia approfondire la sua cultura a riguardo. La mano del regista accompagna l’energia del protagonista inserendola in una vicenda degna del cinema più classico. L’ambientazione marinaresca è garantita da quel tocco d’imperfezione che una storia di pirati dovrebbe portare in dote. Lontano da pellicole lucide e troppo patinate esiste ancora un cinema che riesce a far tornare bambini senza alcuna pretesa. Ottimi dialoghi garantiscono l’intrattenimento che si chiede a un film simile.
La strana coppia Gene Sacks 1968
Oscar e Felix sono due ultraquarantenni divorziati che condividono lo stesso appartamento ma con reazioni differenti. Mentre Oscar è felice della sua nuova condizione di single Felix vorrebbe tornare alla sua dimensione matrimoniale. I battibecchi tra i due saranno il motore per la vicenda. La strana coppia è una commedia sulla solitudine dei rapporti umani e sulla precarietà dei sentimenti che la coppia Lemmon Matthau rende una vera esperienza estetica. Due personaggi che reagiscono in maniera differente a ogni imprevisto, due comportamenti opposti che riescono a essere amici nonostante le diversità. Un impianto statico permette al film di dar risalto alle interpretazioni di protagonisti e comprimari (le sorelle Piccioni sono spassosissime) fornendo un microcosmo di umanità in cui potersi tranquillamente ritrovare. Il sorriso è abbondante quasi come la tendenza a pensare se stessi in una situazione simile. Secondo film della coppia mantiene la freschezza di sempre grazie a dialoghi mai definitivi ma sempre garbati. Jack Lemmon fa sorridere con la malinconia e Walter Matthau con una straordinaria capacità dissacratoria.
Chi ucciderà Charley Varrick Don Siegel 1973
Ex acrobata d’aereo decide di dedicarsi alle rapine. L’uomo, disincantato e poco avvezzo al crimine, colpisce a sua insaputa una banca messicana, dove alcuni gangster riciclano denaro. La caccia sarà serrata e ricca di colpi di scena. Il film è la perfetta sintesi di più generi. Si va dall’azione al cinema western al dramma in una sequela d’immagini cariche di ritmo e sicurezza narrativa. Le ambientazioni e i dialoghi sono ridotti all’osso e l’esperienza nella regia del maestro Siegel è palese. Un lavoro che affonda le sue mani nell’Hollywood classica, quella dei film con Cagney e Bogart dove ogni tipo di messaggio andava veicolato attraverso le regole del genere. In Charley Varrick la critica alla società Americana si trova nelle atmosfere noir, dove un uomo che si accontenta commette un errore e lo paga caro. Matthau riesce a rendere il protagonista, un’anima persa che ha conservato l’intelligenza necessaria per salvarsi la pelle. Un film che è stato la base su cui costruire alcuni capolavori della settima arte senza dover pagare alcun tributo al tempo. La rappresentazione di un mondo crudele e al tempo stesso carico di umanità è la cifra stilistica del regista, non certo privo di altri lavori cardine nella sua filmografia.