Un romanzo di Roberto Perrone è lo spunto da cui parte Zamora, debutto alla regia per Neri Marcorè che dimostra di aver appreso la lezione di Pupi Avati sul cinema crepuscolare delle piccole cose e confeziona uno dei prodotti italiani più godibili dell’intera stagione. Il regista compie un lavoro straordinario per ricostruire la vita italiana tra gli anni Sessanta e i primi Settanta, con intere famiglie riunite davanti al televisore per vedere Rischiatutto, domeniche pomeriggio passate ad ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto, con la voce roca di Ciotti e quella squillante di Ameri, per finire in serata davanti alla Domenica Sportiva. Zamora non è un film sul calcio, anche se lo sport italiano per eccellenza fa da sfondo alla narrazione, ma è una storia su come siamo cambiati, su come eravamo, un racconto intenso e partecipe che porta indietro nel tempo e fa apprezzare i ricordi. Walter Vismara (Paradossi) passa a fare il contabile da una piccola ditta di Vigevano, diretta dal commendator Galbiati (Catania), a una di Milano, guidata dal cavalier Tosetto (Storti), un interista appassionato di calcio che pretende dai dipendenti un allenamento settimanale in vista della gara Scapoli – Ammogliati che si disputa ogni primo maggio. Vismara – che non sa niente di calcio – contatta un ex portiere caduto in disgrazia come Giorgio Cavazzoni (Marcorè) per farsi insegnare i segreti del mestiere, fino a capire il suo talento naturale inespresso. Zamora è il soprannome sarcastico che i colleghi di lavoro – soprattutto il perfido Gusperti (Leonardi) – affibbiano a Vismara, in onore al celebre portiere spagnolo degli anni Trenta. Finale che non ti aspetti con le trame di sceneggiatura lasciate in sospeso che si ricompongono, per sciogliersi in maniera efficace. Zamora è una storia d’amore del tempo passato quando gli innamorati si davano del lei e non si baciavano al primo appuntamento, ma è anche il rapporto padre figlio con tutte le sue complessità, che va di pari passo con la relazione allenatore – calciatore, per certi versi simile ma più cameratesca. Marcorè riproduce benissimo l’atmosfera anni Sessanta, grazie anche alla suggestiva fotografia di Cimatti (anticata e dai toni giallo ocra), come agli arredamenti giusti, costumi (Audisio) e scenografie azzeccate, in un sottofondo composto da auto d’epoca e trasmissioni di culto. La colonna sonora di Pacifico è straordinaria, scorre con pezzi swing e rock, brani alla moda di Morandi e Nada, Il mondo di Jimmy Fontana e alcuni brani del repertorio milanese. Il montaggio di Alessio Doglione è così ben dosato che non fa sentire la fatica dei 100 minuti per una storia minimalista scritta davvero bene. Attori ben calati delle interpretazioni, diretti a dovere da Meri Marcorè che si produce in un esordio alla regia molto convincente, sia per movimenti di macchina che per scelta del cast e direzione globale della materia. Il regista si cuce addosso un ruolo perfetto da ex portiere, al quale conferisce un tono malinconico grazie a un’interpretazione dolceamara, che fa versare una lacrima durante un Natale solitario e nel corso dell’incontro con il figlio perduto quando consegue la laurea. Tra gli interpreti ricordiamo la bravura di Giovanni Storti come appassionato di calcio a capo dell’impresa, così come è divertente il bisticcio con Giacomo Poretti nei panni di un imprenditore che vorrebbe far giocare il portiere in Serie D. Due terzi del popolare trio Aldo, Giovanni e Giacomo ben inseriti nell’economia del film. Riprese tra Milano e Torino, anche se la finzione parla solo di Milano, in sei settimane del 2022, in distribuzione solo dal 6 marzo 2024, dopo la presentazione al Festival di Villerupt (1 novembre 2023) e al Bifest di Bari (17 marzo 2023). Un film da vedere.
Regia: Neri Marcorè. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2023. Durata: 100’. Genere: Commedia. Soggetto: Roberto Perrone (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Maurizio Careddu, Paola Mammini, Neri Marcorè, Alessandro Rossi. Fotografia: Duccio Cimatti. Montaggio: Alessio Doglione. Musiche: Pacifico. Costumi: Cristina Audisio. Produttore: Agostino Saccà. Case di Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema, Film Commission Torino Piemonte. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Alberto Paradossi (Walter Vismara), Neri Marcorè (Giorgio Cavazzoni), Marta Gastini (Ada), Anna Ferraioli Ravel (Elvira Vismara), Walter Leonardi (Herbert Gusperti), Giovanni Esposito (Bepi), Giovanni Storti (cavalier Tosetto), Giacomo Poretti (cavalier De Carli), Antonio Catania (commendator Galbiati), Pia Engleberth (Dolores), Giuseppe Antignati (Alvise Vismara), Pia Lanciotti (Anna Vismara), Stefano Saccotelli (cliente al bar).