“Zodiac”, la storia del serial killer che ha seminato il terrore nella zona di San Francisco

Articolo di Paolo Quaglia

Un serial killer semina terrore nella zona di San Francisco. Dopo ogni omicidio il criminale manda messaggi alla polizia con lo scopo di farsi prendere. Siamo alla metà degli anni sessanta e le forze dell’ordine faticano a seguire il caso in maniera coerente. A caccia dell’omicida si mettono tre individui del tutto fuori dal sistema per una partita a scacchi tra la squadra e il malvivente. Zodiac è un film del 2007 diretto da David Fincher.. Ispirato a fatti realmente accaduti, si concentra sull’analisi psicologica dei “buoni” e delle procedure messe in atto per fermare il killer.

Il regista sceglie di evocare la figura dell’assassino raccontando quanto sia stato difficile stanare le malefatte di un individuo mai processato. Attraverso una peculiare ricostruzione degli eventi Zodiac disegna un palcoscenico e inserisce tutte le ipotesi della squadra che si dedicava alla sua cattura. La caccia viene rappresentata in anni di ipotesi e certezze che i detective azzardano . Un inseguimento che si trasforma in ossessione man mano che il tempo passa e le gesta del Serial assumono sempre più interesse grazie ai media. Un film claustrofobico che non dimentica di elevare la sceneggiatura a elemento fondamentale. I dialoghi contribuiscono a far percepire la natura di questo thriller che sconfina nell’inchiesta per tornare al giallo classico.

Il punto di forza sono sicuramente le interpretazioni di Mark Ruffallo e Robert Downey nel ruolo del poliziotto e del giornalista, bravi a rappresentare i cambiamenti dei personaggi con il procedere della vicenda. Zodiac è la cronaca di un fallimento, quello della relazionalità, e ha la forza di mostrare quanto le intuizioni non sempre sono sufficienti. Con il procedere del film il caso passa quasi in secondo piano facendo diventare i fatti stessi protagonisti .

In scena vanno ingerenze mediatiche, ossessioni personali ed errori di valutazione mostrati con coraggio per un lavoro dotato comunque di un ritmo crepuscolare. Il fallimento delle ipotesi diventa una riflessione sulla giustizia e sul potere di una convinzione che, sebbene corretta, si dimostri insufficiente .

Luoghi tempi, frequentazioni e perfino un orologio da polso non bastano a far condannare il sospettato . Il regista ha il talento di creare un giallo che mostri quanto anche le buone intenzioni possano avere la peggio sulla scienza.

Cinema in grado di intrattenere con un’impronta che ricorda l’epica di Cimino o Peckinpah.

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